di Francesca Vercesi
La tassazione e i suoi effetti sugli investimenti sono al centro dell’intervento di Giuseppe Marsi, amministratore delegato di Schroders Italy Sim
Domanda. Dal 1° luglio scatta l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, dopo che l’imposta di bollo è salita da gennaio allo 0,2%. Cosa cambia per gli investitori?
R. La tassazione sui risparmi in Italia ha subito recentemente grandi modifiche, la cui portata non è stata da tutti ben compresa. Non tutti infatti si sono accorti che sugli investimenti gravano due tassazioni: l’imposta di bollo ora al 0,20% calcolata sulle somme investite, che possiamo considerare una vera e propria patrimoniale e una tassazione sulle rendite finanziarie che dal 1° luglio passerà dal 20 al 26%.
D. L’applicazione di un’imposta patrimoniale fissa insieme a un’imposta reddituale fa sì che si entri in un meccanismo perverso il cui risultato, in termini percentuali, è che ottiene i minori rendimenti è quello che paga molto di più di tasse. Ci può fare un esempio?
R. Certamente. Un rendimento dell’1% pagherà un’aliquota del 41% mentre un rendimento del 10% pagherà un’aliquota del 28,2%. Gli effetti negativi di questa politica fiscale sono molteplici: si incoraggia l’investitore a correre più rischi per guadagnare di più o a tenere i soldi nel cassetto se i rendimenti offerti sono bassi; inoltre si crea una pericolosa ritrosia ad investire in titoli vicini a scadenza.
D. E per quanto riguarda i titoli di Stato italiani, soggetti a diversa tassazione?
R. In Italia si è deciso di privilegiare i titoli di Stato tassandoli al 12,5%, pur mantenendo la patrimoniale, cioè l’imposta di bollo, allo 0,20%. Anche in questo caso vi sono gli effetti negativi di una tassazione inversamente proporzionale al rendimento, aggiungendo però due ulteriori criticità. Innanzitutto, il debito italiano di breve termine rischia di andare in mano esclusivamente agli stranieri. Poi, la tassazione agevolata dei titoli di Stato altro non è che un’ulteriore tassazione indiretta per le imprese. Infatti Il loro costo di indebitamento tenderà a salire, facendo aumentare la loro dipendenza dalle banche, rispetto a fonti alternative di finanziamento quali ad esempio il mercato dei capitali.
D. Si può quindi prevedere un effetto sull’economia_
R. Esattamente. L’effetto perverso dell’imposta di bollo sui risparmi, che considero una patrimoniale, ha anche conseguenze negative sull’economia. Una tassazione che penalizza i bassi rendimenti, tipici di situazioni economiche recessive, rischia di togliere ossigeno a un eventuale accenno di ripresa economica.
D. Come intervenire per porre rimedio a un quadro così complesso e problematico?
R. Sarebbe auspicabile una semplificazione che vada verso un concetto elementare: tassiamo di più i maggiori rendimenti e non viceversa e utilizziamo un metodo semplice e comprensibile. La certezza e la semplicità sono alla base di una tassazione equa e non discriminatoria. Ciò permetterebbe a noi operatori di dare una consulenza sulle opportunità di investimento non inficiata dal calcolo fiscale. In alcuni casi la gestione della fiscalità delle rendite finanziarie influenza impropriamente l’attività di gestione, che dovrebbe invece essere esclusivamente focalizzata a produrre un rendimento che permetta di conservare il valore reale del capitale.