di Francesco Colamartino
Nuove tasse all’orizzonte per aziende, banche e società di assicurazione europee? Per ora è solo un’ipotesi ma sta di fatto che, secondo quanto riportato da Reuters, la Commissione Ue starebbe rivedendo il sistema di finanziamento delle tre autorità di vigilanza istituite nel 2011, ossia Esma (European Securities and Markets Authority) Eba (European Banking Authority) e Eiopa (European Insurance and Occupational Pensions Authority).
Attualmente le tre autorità ricevono il 60% dei loro fondi dalle autorità nazionali corrispondenti e il restante 40% dal budget centrale dell’Ue. Dato il periodo di ristrettezze finanziarie che la Ue e gli Stati membri stanno attraversando, la Commissione sta cercando di capire in che modo le tre autorità potrebbero autofinanziarsi con un’imposta da applicare direttamente agli operatori dei settori su cui vigilano. Per ora non è noto quanto banche e assicurazioni dovranno sborsare, ma va detto che i budget delle tre autorità sono modesti, soprattutto se confrontati con quelli dei regolatori degli Stati membri più grandi, come la Britain’s Financial Conduct Authority, il cui budget annuale è di 452 milioni di sterline (564 milioni di euro) contro i 33,6 milioni di euro dell’Eba per il 2014. L’Afme (Association for Financial Markets in Europe), una delle principali lobby bancarie europee, ha espresso un parere favorevole su questa proposta, dal momento che la mole di norme approvate per rendere più stringente la supervisione europea dopo la crisi finanziaria del 2007 ha notevolmente aumentato i costi di questa attività. Assieme alla revisione del sistema di finanziamento delle tre autorità, la Commissione potrebbe estenderne poteri, assegnando loro una supervisione sullo shadow banking e sulle clearing house. Un’operazione che la Gran Bretagna, già fortemente contraria alla sempre maggior centralizzazione dei poteri da parte dell’Ue, potrebbe decidere di contrastare. Il Britain’s Institute of Directors, un’altra lobby economica che agisce a livello europeo, ha espresso perplessità sulla possibilità che la Ue scarichi i costi della sua attività di vigilanza sulle aziende. «Abolire sia il contributo europeo sia quello statale farebbe passare il messaggio che Bruxelles può espandere i suoi privilegi e poteri senza sobbarcarsene i costi», è il commento del Britain’s Institute.
Intanto è già previsto che ogni banca dell’Eurozona debba pagare 15 milioni per coprire i costi della nuova attività di supervisione della Bce, che nel 2015 lieviteranno a 260 miliardi. Sul fronte dell’evasione fiscale l’Ue ha deciso di concentrare gli sforzi sulle multinazionali. L’Ecofin darà il via alla revisione della direttiva sulle società controllate per impedire che, sfruttando l’eterogeneità delle normative fiscali dei Stati membri, le grandi aziende riescano a eludere il fisco travasando utili da una società all’altra per non pagare quanto dovuto nel Paese in cui il profitto è stato prodotto. La legge attuale prevede che gli Stati esentino dalla tassazione gli utili che le case madri ricevono dalle società controllate con sede in altri Paesi, per impedire che i profitti realizzati dalle multinazionali vengano tassati due volte e che esse siano svantaggiate rispetto alle aziende nazionali. Ma alla prassi dell’elusione che ne deriva l’Ue ovvierà stabilendo che le case madri godano di esenzioni esclusivamente per quella quota di profitto derivante dalla società controllata per la quale non sia già prevista un’esenzione dal Paese in cui la controllata stessa opera. (riproduzione riservata)