di Francesco Ninfole
Le banche dovranno essere più trasparenti sul modo in cui misurano le esposizioni e il capitale (che negli indici è ponderato in base ai rischi). Lo prevede la revisione del cosiddetto terzo pilastro di Basilea, quello che disciplina i requisiti informativi per le banche. Le novità sono state messe in consultazione dal Comitato di Basilea, l’organismo che definisce gli standard globali della regolamentazione bancaria. «L’obiettivo delle modifiche è aumentare la comparabilità tra banche assicurando maggiore coerenza nel modo in cui gli istituti informano sulle esposizioni al rischio», ha precisato il Comitato.
I regolatori hanno riconosciuto che l’attuale disciplina ha sollevato perplessità per la capacità di identificare i rischi delle banche e valutare correttamente l’adeguatezza del patrimonio in caso di perdite. Una questione tecnica in particolare ha spinto all’azione il Comitato di Basilea, ovvero l’utilizzo da parte delle banche di modelli interni nella valutazione dei rischi. Agli istituti di credito è consentito di definire autonomamente i rischi in bilancio, senza ricorrere ai rating esterni delle agenzie, ma con propri modelli validati dalle autorità di vigilanza. Il problema è che le valutazioni sono molto differenti a seconda dei Paesi in cui operano le banche: come dicono i dati R&SMediobanca, le banche tedesche, francesi e svizzere hanno in media una percentuale di asset ponderati per il rischio (o Rwa, risk-weighted asset), in proporzione rispetto agli asset totali, più bassa rispetto ai gruppi spagnoli e italiani (si veda tabella in pagina).