Marco Frojo
L a decisione di Mario Draghi di far pagare un dazio agli istituti di credito che decidono di parcheggiare la liquidità presso la Bce invece che prestarla a privati e aziende potrebbe essere la spinta di cui il settore dei mutui ha bisogno. Negli ultimi mesi, infatti, le banche hanno ripreso a erogare prestiti per l’acquisto della casa ma i criteri per ottenerne uno sono ancora troppo selettivi per una larga parte dei lavoratori. Lo stesso discorso vale per gli spread applicati: anche su questo fronte ci sono stati di recente dei significativi progressi — le offerte più convenienti viaggiano attorno al 2,5% più l’Euribor a tre mesi — ma i margini per una ulteriore discesa ci sono tutti, soprattutto se si tiene conto del fatto che le banche si finanziano a loro volta a tassi irrisori presso l’Eurotower. Secondo diversi esperti lo spread, ovvero il margine di guadagno delle banche sui mutui, potrebbe scendere sotto il 2% entro la fine dell’anno, agevolando così non poco chi è intenzionato a comprare casa. I livelli raggiunti nel 2007, cioè prima dello scoppio della crisi dei subprime negli Stati Uniti, sono comunque ancora lontani: allora si era scesi sotto la soglia dell’1%. Non sortirà invece particolari effetti il taglio dei tassi, deciso sempre dall’istituto guidato da Mario Draghi nella riunione di inizio giugno: la riduzione è stata di entità molto modesta — dallo 0,25% allo 0,15% — anche perché i margini di manovra
su questo fronte sono ormai esauriti. L’Euribor a tre mesi, inoltre, che rappresenta il tasso più usato per i mutui non ha scontato il taglio dei tassi nella sua interezza. Ad oggi quota attorno allo 0,25%, mentre più di un anno fa, quando i tassi ufficiali erano più alti, era addirittura sotto lo 0,20%. In entrambi i casi si tratta comunque di valori molto bassi e la cosa veramente importante per chi ha contratto un mutuo è che restino a questi livelli il più a lungo possibile. Il vero risparmio (per chi il mutuo lo deve ancora stipulare) può venire dalla discesa dello spread applicato dalle banche. Chi invece il mutuo lo sta già pagando può tentare la strada della surroga, ovvero la sostituzione del vecchio mutuo con uno nuovo a condizioni migliori, ma non sempre l’offerta delle banche rende questa opzione conveniente. Anche senza l’intervento dell’Eurotower il mercato dei mutui aveva comunque già iniziato a mostrare qualche segnale di timida ripresa. Secondo quanto contenuto nel “Rapporto Immobiliare 2014” redatto dall’Agenzia delle Entrate e dall’Associazione Bancaria Italiana, nei primi mesi tre di quest’anno l’erogazione di mutui è cresciuta del 20% rispetto allo stesso periodo del 2013. Inoltre è salito un importante indicatore come quello dell’Affordability (“accessibilità”) al mercato immobiliare che ha fatto registrare un aumento del 6,7%. Questo significa che oggi una famiglia su due si dice pronta ad acquistare la prima casa. Secondo Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, questo è «un indicatore della solidità delle famiglie, un elemento fondamentale che ha garantito anche durante questi cinque anni di crisi la tenuta del nostro sistema». Per tornare a una situazione di normalità manca però ancora molto visto che i mutui sono sì aumentati ma l’importo medio erogato è sceso. Secondo i dati raccolti dall’ufficio studi di mutui.it e facile. it, ad aprile le banche hanno prestato in media ai clienti, per l’acquisto di una casa, 106mila euro, dieci punti percentuali in meno rispetto alla rilevazione fatta ad ottobre 2013. L’analisi ha poi messo in luce l’aumento del divario tra quanto gli Italiani chiedono e quanto riescono effettivamente ad ottenere dalle banche, ormai giunto al 20% (era solo dell’8% ad ottobre). Oggi una famiglia su due si dice pronta ad acquistare la prima casa. Il valore medio del mutuo è però in diminuzione