di Anna Messia
Un nuovo giocatore scende in campo per combattere il credit crunch: le compagnie di assicurazione potranno finanziare direttamente le piccole e medie imprese. La novità è contenuta nel decreto competitività (in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale), e avvicina le assicurazioni italiane a quelle europee. Perché la francese Axa già a fine 2012 ha avviato per esempio un accordo con Crédit Agricole per sostenere le piccole e medie imprese francesi, con prestiti compresi tra 30 e 100 mln di euro. Qualche mese dopo ha firmato anche una partnership con Commerzbank, allargando il raggio d’azione a Germania, Svizzera e Austria. E Axa opera pure negli Stati Uniti, dove finanzia in particolare imprese agricole. Anche Allianz offre da tempo finanziamenti in Germania, Paese cui starebbe guardando anche l’italiana Generali per un esordio in questo ramo d’attività.
L’interesse insomma non sembra mancare, considerando tra l’altro che le imprese di assicurazione sono alle prese con bassi tassi sui titoli di Stato, che costituiscono gran parte delle loro riserve, mentre devono continuare a offrire ai propri assicurati rendimenti minimi che si aggirano intorno al 2%, garantiti nelle polizze tradizionali. Trovare nuovi investimenti più produttivi potrebbe essere quindi la chiave di volta per risolvere il problema dei bassi tassi, ma ovviamente c’è da prestare attenzione al rischio assunto. Anche perché tra poco più di un anno, a gennaio 2016, arriverà inflessibile l’esame di Solvency II con le nuove regole di assorbimento di capitale. Il rischio è di pagare a caro prezzo decisioni affrettate prese oggi, puntando su investimenti poco facili da liquidare. In ogni caso a stabilire le regole per l’intervento delle compagnie italiane per i finanziamenti alle imprese, come scritto già nel decreto, dovrà essere l’Ivass, l’autorità di controllo del settore guidata da Salvatore Rossi, che dovrà fissare i paletti in un regolamento. Ma è già previsto che le compagnie dovranno lavorare fianco a fianco con le banche, che avranno un ruolo determinante. Perché il decreto stabilisce che a individuare le imprese da finanziare dovranno essere proprio gli istituti bancari o società finanziarie che «dovranno trattenere un significativo interesse economico nell’operazione di finanziamento fino alla sua scadenza». Si è voluto così evitare il ripetersi di fenomeni che hanno dato origine all’esplodere della crisi finanziaria, quando le banche hanno ributtato sul mercato gli altri rischi che avevano assunto con la clientela. In queste nuove operazioni dovranno invece dimostrare di tenere fede agli impegni presi fino alla fine.
Le potenzialità comunque sono evidenti: «Le imprese di assicurazione hanno attivi per 550 milioni e in altri Paesi una quota del 2-3% è costituita da investimenti alternativi che fanno questo tipo di attività», sottolinea Dario Focarelli, direttore generale dell’Ania, che rappresenta le compagnie di assicurazione. Si tratterebbe quindi, a conti fatti, di circa 15 miliardi. «Ci sarebbe però bisogno di incentivi di carattere fiscale per questi strumenti a lungo termine, tagliando per esempio la tassazione sui rendimenti dal 27 al 12,5%, per invogliare anche i clienti a mantenere fermi i risparmi fino alla scadenza prevista», aggiunge Focarelli. (riproduzione riservata)