Con la motivazione (tutta da dimostrare) di ridurre i costi per le compagnie di assicurazione con effetti benefici, a cascata, per il cliente finale, l’Ivass ha messo in consultazione un documento di modifica del regolamento 35, che ha provocato una dura reazione di media e associazioni di consumatori e di categoria. Le proposte prevedono la cancellazione dell’obbligo di pubblicare annualmente, almeno su due quotidiani a diffusione nazionale, il rendiconto riepilogativo della gestione separata, dei prospetti semestrali e annuali delle polizze Vita, nonché l’obbligo di pubblicare giornalmente il valore di index e unit linked. In senso contrario si sono espressi la Fieg, la Federazione degli editori, e le principali case editrici italiane (tra cui Class Editori, che pubblica questo giornale), ma anche i protagonisti del settore, in particolare chi quelle polizze le distribuisce, come agenti di assicurazione e promotori finanziari, e chi le acquista. Associazioni di consumatori, come Konsumer Italia, hanno chiesto all’Ivass di mantenere l’obbligo di pubblicazione. Nelle intenzioni dell’Ivass l’obbligo di pubblicazione sui quotidiani nazionali verrebbe sostituito dalla diffusione delle stesse informazioni sul sito Internet della compagnia e «al fine di venire incontro alle esigenze degli utenti non familiari con le tecnologie informatiche» è previsto l’obbligo di messa a disposizione dei documenti per il pubblico nella sede della società e nelle sedi di vendita. «Rischia di rivelarsi un modo improprio di gestire l’informazione a scapito dei risparmiatori», sottolinea Maurizio Bufi, presidente Anasf. «L’intervento non è in linea con la realtà, perché la carta stampata rimarrà uno dei più canali usati per l’informazione». Per Eurostat il 34% degli italiani non usa Internet, dato che posiziona il Paese in fondo alla classifica europea. Non solo; proprio i sottoscrittori di polizze Vita sono tra i più fedeli lettori di giornali cartacei. Una ricerca Sinottica Gfk Eurisko indica che i lettori di quotidiani tra i 35 e i 45 anni sono quelli con la più alta percentuale di sottoscrizioni di polizze Vita e nell’ambito della popolazione adulta (35-54 anni) oltre il 42% è lettore di quotidiani (fonte Audipress) e solo il 35% usa Internet (fonte Audiweb). Insomma, il cliente rischia di veder venir meno un’informazione importante per decidere come investire. Non solo; ci sono dubbi anche sui possibili effetti positivi derivanti dal taglio di spesa. «La pubblicazione sui quotidiani non è solo un sistema di informare, ma un confronto dei risultati e dei differenti metodi di impiego», scrive Konsumer. «Certamente ha un costo, ma anche la diffusione nei punti vendita rappresenterebbe un costo – oltretutto nuovo e che abbisogna di procedure di impianto – probabilmente non inferiore alla pubblicazione», aggiungono dall’associazione guidata da Fabrizio Premuti. Insomma, se passasse senza modifiche il regolamento, l’unica certezza sarebbe il venire meno per il cliente di una fonte informativa e comparativa, visto che nei giornali i rendiconti dei diversi prodotti vengono spesso affiancati. Nessuna certezza c’è poi sul risparmio per le imprese, che anzi dovrebbero attrezzare le proprie agenzie, e ancor meno sull’eventuale trasferimento al cliente. Anche perché, dati alla mano, il taglio di costi per la mancata pubblicazione sarebbe piuttosto esiguo. Secondo Fieg, la pubblicità obbligatoria oggetto del provvedimento ha un costo che supera di poco 10 milioni per tutto il sistema. Il valore globale dei premi Vita nel 2012 è stato di 69,7 miliardi. Il rapporto indica una percentuale dello 0,016%, irrilevante per qualsiasi budget ed esigua pure il risparmiatore, sempre ammesso che questo risparmio si riverberi nel costo della polizza.