I genitori influenzano lo sviluppo dei figli mettendo a disposizione risorse materiali, che differiscono a seconda del livello di reddito, ma anche trasmettendo abilità, preferenze e valori. È il messaggio che proviene dal Quaderno di ricerca della Banca d’Italia dal titolo La trasmissione intergenerazionale della lettura: l’esempio è la miglior predica? Lo studio si concentra su un particolare canale di passaggio intergenerazionale, la trasmissione delle consuetudini alla lettura, una propensione di particolare rilevanza per lo sviluppo cognitivo dei bambini. I risultati empirici confermano che i bambini che osservano leggere uno dei loro genitori intraprendono anch’essi un’attività di lettura con una probabilità significativamente più elevata. Può esistere un valore imitativo anche nella previdenza complementare? Il tema è tutt’altro che irrilevante in un Paese in cui esiste un’emergenza giovani. Rientrando nell’applicazione integrale del metodo di calcolo contributivo, i giovani sono particolarmente esposti al rischio previdenziale. L’adesione giovanile ai fondi pensione/pip è però ancora particolarmente limitata. Secondo i dati contenuti nell’ultima Relazione della Covip, soltanto il 18% dei lavoratori con meno di 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare. Il tasso di partecipazione sale al 24,7% per i lavoratori di età compresa tra 35 e 44 anni e al 30,2% per quelli tra 45 e 64 anni. Nel complesso, l’età media degli aderenti è di 44,6 anni, rispetto ai 42 degli occupati.
Come avvicinare i giovani alla previdenza? La premessa è necessariamente quella di un rilancio del mercato del lavoro. Esistono però anche altre riflessioni da sviluppare. In termini comunicativi vanno sicuramente utilizzati linguaggi più vicini all’universo giovanile anche utilizzando i social network. È necessario poi implementare percorsi di educazione previdenziale rivolti ai ragazzi per prepararli alla costruzione di un percorso di integrazione pensionistica che è anche un percorso di vita.
Anche i genitori possono però interpretare un vero e proprio ruolo previdenziale. Nell’ambito del tanto dichiarato patto generazionale, un possibile ristoro che le generazioni precedenti potrebbero prestare a quelle successive (per chi può) è quello di attivare un piano di previdenza integrativa a favore dei figli sin da giovani, sfruttando la possibilità fiscale prevista per l’adesione dei familiari fiscalmente a carico, ovvero la deduzione entro il limite annuo di 5.164,57 euro dei contributi versati anche nell’interesse delle persone fiscalmente a carico. Secondo la Relazione Covip sono 22 i fondi pensione negoziali (lo scorso anno si sono aggiunti Telemaco e Priamo) che prevedono tale opportunità, mentre per i fondi pensione aperti e i pip l’accesso è già libero. Non va sottovalutata proprio la valenza educativa del gesto, tracciando un solco entro il quale il giovane potrà poi proseguire da grande. Le soluzioni utilizzabili possono essere rappresentate dai fondi pensione aperti e dai pip con adesioni su base individuale.
È possibile poi anche l’adesione a un fondo negoziale se tale facoltà è prevista dallo statuto del fondo. Quando il ragazzo entrerà nel mondo del lavoro potrà proseguire nello strumento previdenziale che gli ha attivato il papà o la mamma, o trasferire la posizione accumulata in altro strumento previdenziale. Si porta però in dote uno zainetto previdenziale che conserva l’anzianità di iscrizione sia ai fini delle anticipazioni (otto anni per acquisto o ristrutturazione prima casa fino al 75% della posizione accumulata e sempre otto anni fino al 30% per qualsiasi altra esigenza), sia della tassazione ridotta sulle prestazioni (imposta sostitutiva del 15% che si riduce dello 0,3% per ogni anno di durata superiore al quindicesimo fino a un minimo del 9%). (riproduzione riservata)