I governi cambiano, ma la busta arancione più volte promessa continua a farsi attendere. Così, anche quest’anno per avere un’idea di quando e con quale assegno si potrà andare in pensione bisogna recarsi in Piazza Affari. È iniziata infatti ieri la prima delle tre Giornate Nazionali della Previdenza e del Lavoro, una tre giorni a Piazza Affari dedicata al tema della previdenza complementare e del welfare che si chiuderà venerdì 16 maggio. Alberto Brambilla, coordinatore delle Gnp, ha spiegato che l’obiettivo è stimolare le istituzioni e la società per diffondere l’educazione e il risparmio previdenziale. Lo Stato, alle prese con un debito pubblico sempre più alto, non potrà dare ai cittadini la stessa copertura che garantiva in passato, ma manca una chiara consapevolezza di questa situazione. Proprio ieri Bankitalia ha comunicato che a marzo il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 12,8 miliardi, raggiungendo un nuovo massimo a 2.120 miliardi. Brambilla ha ricordato che stando ai dati dell’ultimo bilancio dello Stato, quello certificato per il 2012, su 801 miliardi di spesa complessiva (compresi i costi per gli interessi sul debito pubblico) la metà è stata spesa tra previdenza, assistenza e sanità. Una cifra che difficilmente lo Stato potrà permettersi di aumentare in futuro. A fronte di questa situazione è necessario provvedere a un salvadanaio previdenziale privato. Proprio per questa ragione viene riproposta quest’anno l’iniziativa della busta arancione, che permette di salvare su una memoria esterna la propria posizione previdenziale e ricevere in automatico la proiezione su quando si potrà andare in pensione e quanto si percepirà. Verrà poi consegnato il contenitore previdenziale, per raccogliere fisicamente tutti i documenti su pensione pubblica, risparmio individuale a fini previdenziali e sanitari. Un altro tema cruciale è infatti la sanità. Come ricorda Brambilla: «Abbiamo una spesa pubblica di 112 miliardi e 31 di spesa privata (di cui solo 3 sono intermediati da fondi sanitari). Almeno un terzo di questa spesa potrebbe essere risparmiato attraverso i fondi sanitari, così come circa 7 miliardi di spesa pubblica, e senza ridurre le prestazioni».