di Anna Messia

Dopo le banche è arrivata l’ora dello stress test anche per le compagnie di assicurazione. Un esame che si preannuncia più duro del solito, perché le imprese dovranno dimostrare di poter superare le situazioni di crisi in base alle nuove regole europee sui requisiti patrimoniali Solvency II, che entreranno in vigore a pieno regime dal primo gennaio 2016.

L’Ivass, l’autorità del settore assicurativo guidata da Salvatore Rossi, è già pronta a spedire nei prossimi giorni le lettere alle imprese italiane coinvolte. E mentre a livello europeo l’Eiopa (che raccoglie le Ivass d’Europa) ha chiesto di eseguire l’esame nei vari Paesi sul 50% del mercato Vita e Danni, in Italia sarà chiamato alla prova quasi tutto il settore, come prassi per gli stress test assicurativi della Penisola.

Questa volta l’esame da superare riguarda due scenari di mercato avversi e i risultati delle prova dovranno essere consegnati all’Eiopa entro luglio prossimo. Il primo presuppone un andamento negativo di titoli governativi, corporate e azioni, ma anche uno shock sui prezzi del mercato immobiliare e sui tassi d’interesse. Non solo. Come hanno spiegato dall’Eiopa, le situazioni di mercato avverse saranno affiancate da una serie di situazioni di tensione che si possono verificare nel mercato assicurativo, che riguardano per esempio la mortalità (che hanno effetti determinanti sulle polizze Vita), ma anche la longevità (per le polizze sanitarie e per le rendite) e ancora una situazione di riserve insufficienti o un’esplosione di eventi catastrofali.

All’ultimo esame sugli stress test di fine del 2013 le compagnie assicurative italiane risultavano in buona salute. I dati comunicati a dicembre scorso dall’Ivass al mercato sulle stime di chiusura dei bilanci 2013 prevedevano un indice di solvibilità medio di gruppo di 1,59, con una variazione compresa tra 1,3 e 2,14. Valori significativamente superiori ai livelli minimi imposti dalla regolamentazione. L’autorità aveva poi chiesto alle imprese operanti nel settore Vita di valutare anche l’impatto di una perdurante situazione di bassi tassi di interesse sulla loro capacità di adempiere agli impegni assunti sui contratti di tipo rivalutabile. In particolare era stato chiesto alle compagnie di ipotizzare una variazione istantanea, sia al rialzo sia al ribasso, di 100 punti basi della curva dei tassi di interesse swap in euro, e di misurare l’eventuale impatto sul fabbisogno di riserva aggiuntiva per rischio di tasso. E il risultato, come detto, era stato confortante considerando che le imprese Vita avevano dimostrato di essere complessivamente in grado di far fronte ai propri impegni, anche in una situazione di prolungata fase di bassi tassi d’interesse come quella attuale. Perché a differenza di alcuni Paesi del Nord Europa in cui sono diffuse polizze Vita con alti rendimenti minimi, in Italia più del 90% delle riserve accantonate dalle imprese si riferisce a prodotti assicurativi caratterizzati da un rendimento minimo garantito ai clienti non superiore al 3%, e di converso gli investimenti sono costituiti principalmente da titoli di Stato italiani, che offrono rendimenti più elevati. Insomma, l’ultima fotografia scattata dall’Ivass non mostrava squilibri. Questa volta però, come detto, l’esame dovrà essere ripetuto con le nuove regole Solvency II e l’Eiopa ha già annunciato che i risultati saranno diffusi al mercato a novembre prossimo. (riproduzione riservata)