di Ugo Brizzo
I dieci Paesi dell’Unione Europea che vogliono adottare la tassa sulle transazioni finanziarie, la cosiddetta Tobin Tax, si sono impegnati a introdurre un’imposta sulle azioni e su alcuni tipi di derivati a partire dal 2016. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ha partecipato ieri all’Ecofin a Bruxelles, ha spiegato che l’impegno è quello «di avere dei primi risultati concreti» per la fine di quest’anno.
Forti critiche sono arrivate dagli operatori di mercato in Italia (Assosim) ed Europa (European Banking Federation e BusinessEurope).
I Paesi europei (tra cui Italia, Francia e Germania, mentre all’ultimo si è tirata indietro la Slovenia) stanno andando avanti con il processo della cosiddetta cooperazione rafforzata che permette di aggirare l’ostacolo dell’unanimità necessaria per le decisioni dell’Ue in materia fiscale. Le uniche cose che al momento si conoscono della Tobin Tax europea è che colpirà azioni e alcuni derivati, che l’applicazione sarà graduale e nella sua definizione si terrà conto dell’impatto economico. Ma per ora nulla è stato precisato su aliquote e basi di applicazione: la proposta che il commissario Ue per la Fiscalità Algirdas Semeta aveva fatto a febbraio 2013 prevedeva di tassare in base al principio di residenza delle parti contraenti, con un’aliquota dello 0,01% sui derivati e dello 0,1% su tutti gli altri strumenti finanziari. La proposta così formulata è al momento congelata. Ora la palla passa ai gruppi di lavoro tecnici.
Già nel 2011 la Commissione Europea aveva proposto di tassare le transazioni finanziarie con l’obiettivo di responsabilizzare le banche dopo la crisi. Tuttavia la misura ha incontrato l’opposizione di diversi Paesi come il Regno Unito. Undici Stati membri (Slovenia inclusa) nel 2012 hanno dichiarato di voler comunque introdurre questa tassazione nel tentativo di recuperare i costi dovuti alla crisi e pagati dai contribuenti. Tuttavia le trattative sono rimaste per oltre un anno in stand-by in quanto i Paesi hanno faticato a identificare quali asset tassare. Il compromesso trovato ieri prevede l’esclusione dei titoli di Stato, come richiesto dal governo italiano. Il meeting dei ministri delle Finanze dell’Ue ha inoltre confermato la decisione della Commissione Europea di considerare l’Italia, assieme a Slovenia e Croazia, un Paese che presenta squilibri macroeconomici eccessivi. L’Italia rischia quindi sanzioni e raccomandazioni da parte di Bruxelles. (riproduzione riservata)