di Claudia Cervini e Anna Messia
Tutto il gruppo Unipol è pronto a lavorare per il rilancio della banca che per ripartire potrà attingere alla clientela assicurativa e anche a quella delle Coop azioniste.
La trasformazione prevede in particolare un maggior peso della clientela retail (famiglie e pmi) che, secondo i progetti di Cimbri, passerà dal 55 al 70%, mentre i crediti corporate scenderanno dal 47 al 30%. Oltre a questo la banca prevede di portare la clientela affluent dal 10 al 20% del totale privati. L’integrazione tra le varie anime del gruppo, quella assicurativa e quella delle Coop, non passerà soltanto dalla base clienti ma anche dai canali distributivi. Unipol Banca inizierà a vendere alcuni prodotti bancari all’interno dei supermercati Coop. La direzione è quella di integrare con decisione i canali distributivi (filiali, agenzie, promotori e canali remoti). Altro target primario del piano è quello di rafforzare la solidità patrimoniale. Cimbri nel corso della conference call con gli analisti sui risultati 2013 ha già annunciato una ricapitalizzazione da 100 milioni che sarà realizzata quest’anno. L’aumento di capitale, si legge nel documento, è finalizzato a portare il Core tier 1 tra l’8,5 e il 9%. Sempre al fine di rafforzare la solidità patrimoniale, già nel 2014 sarà portata a termine l’incorporazione di Banca Sai che sarà deliberata a maggio e porterà a una razionalizzazione della catena di gestione. La banca bolognese attraverso questo piano punta a migliorare l’asset quality e a ridurre il costo del credito. Si prevede quindi una diminuzione delle rettifiche sui crediti che passeranno dagli attuali 322 punti base a 116 al 2017, a cui si aggiunge una riduzione dello stock dei crediti deteriorati netti di almeno 500 milioni. Sul fronte delle masse si prevede di portare la raccolta indiretta a 7,6 miliardi nel 2017 dai 3,2 miliardi del 2013. Gli impieghi invece passerebbero dai 10,4 miliardi del 2013 a11,2 nel 2017. Quanto al taglio dei costi, gli interventi più sostanziosi avverranno grazie alla citata fusione di Banca Sai in Banca Unipol. La riduzione delle spese sarà raggiunta inoltre tramite l’internazionalizzazione di alcune attività precedentemente date in appalto e non avrà contraccolpi sui dipendenti. Non ci saranno, infatti, esuberi e gli unici risparmi, sul fronte del personale, saranno ottenuti con il blocco del turnover nel quadriennio e il cost income dovrebbe passare dal 77,5% del 2013 al 55,8% nel 2017. «Riteniamo quello del gruppo Unipol un progetto industriale positivo e moralmente serio, perché agisce sul fronte dei ricavi senza compromettere l’occupazione e la rete delle filiali e perché si pone l’ obiettivo di riportare nel perimetro attività in precedenza esternalizzate», ha commentato Adriano Di Martino, coordinatore Fabi di Unipol Banca. «Quanto al prossimo futuro, vogliamo lanciare una sfida: chiediamo che Unipol si apra alla creazione di nuove professionalità e opportunità di business, per investire sui giovani e sulle assunzioni». Aggiungendo infine che «l’azienda su richiesta dei sindacati si è detta disponibile ad aprire un confronto, già calendarizzato, sulle proposte che avanzeremo». (riproduzione riservata)