di Stefania Peveraro
Sono tornati a guadagnare i fondi di private equity attivi sull’Italia. L’anno scorso, infatti, il miglioramento del clima economico e politico ha permesso una ripresa dei disinvestimenti e un recupero di valore delle aziende rimaste in portafoglio, con il risultato di migliorare sensibilmente le performance dei fondi rispetto al biennio precedente di conclamata crisi.
I dati diffusi lunedì 31 marzo da Aifi mostrano infatti che nel corso del 2013 l’ammontare disinvestito, calcolato al costo di acquisto delle partecipazioni, ha raggiunto quota 1.933 milioni di euro, in crescita del 23% rispetto ai 1.569 milioni del 2012.
In termini di numero, invece, si sono rilevate 141 dismissioni, dato che segna un incremento del 32% rispetto al 2012, distribuite su 119 società. Per quanto concerne le modalità di cessione delle partecipazioni, la vendita a partner industriali (trade sale), in linea con i dati storici, ha rappresentato il canale di disinvestimento preferito in termini di numero, con un’incidenza del 48%. Quanto ai write-off, sono diminuiti per numero (11% contro 14% del 2012), ma aumentati per controvalore sul totale dei disinvestimenti (10% contro il 6% del 2012).
Performance 2013 triplicate. Come anticipato nei giorni scorsi da BeBeez.it (il sito internet promosso dalla stessa Aifi e di cui MF-Milano Finanza è media partner), questi disinvestimenti anno generato un buon valore per i fondi.
Secondo i calcoli di Kpmg su dati Aifi, infatti, la performance relativa ai soli disinvestimenti realizzati nel 2013, indipendentemente dal periodo in cui è stato effettuato l’investimento iniziale (il cosiddetto Irr lordo aggregato from inception) si è attestata al 18,2%, significativamente in crescita rispetto alla performance del 6,2% del 2012.
Certo, è vero che queste superperformance aggregate sono state fortemente influenzate da tre operazioni: la cessione di Cerved Group da parte di Bain Capital e Clessidra a CVC Capital Partners, le due ipo di Moncler e Moleskine, avvenute entrambe a valutazioni molto elevate, che hanno portato lauti guadagni ai fondi azionisti. E l’uscita di Investindustrial dal capitale di Banca Popolare di Milano lo scorso novembre ha a sua volta avuto il suo peso positivo sulle performance.
Il cash multiple torna vicino ai livelli del 2008. Un netto miglioramento delle performance dei fondi mostra comunque anche il risultato dell’analisi cosiddetta «by horizon» (o nella terminologia inglese «gross pooled Irr on all investments»), che considera tutti gli investimenti effettuati nell’orizzonte temporale di riferimento (per esempio 10 anni), indipendentemente dal fatto che essi siano stati totalmente o parzialmente disinvestiti o che risultino ancora in portafoglio.
L’Irr così calcolato sale all’11,1% dal 7,7% del decennio terminato nel 2012. In termini di rapporto tra il cash in (cioè il prezzo incassato dalle cessioni sommato ai dividendi ricevuti) e il cash out (il capitale investito), nel decennio la performance si colloca infatti a un multiplo di 1,4 volte, quindi più alto di quello di 1,2 volte del decennio terminato nel 2012 e di quello di 1,3 volte dei decenni terminati nel 2011, 2010 e 2009.
Più nel dettaglio, l’orizzonte a dieci anni per il periodo 1994-2003 confrontato con l’orizzonte a dieci anni per il periodo 2004-2013 mette in luce un significativo incremento dei volumi d’investimento: il cash out totale passa da 4,5 miliardi di euro nella decade 1994-2003 a 19,7 miliardi nella decade 2004-2013. Il cash in totale passa però a sua volta da 6,3 miliardi nella prima decade a 26,7 miliardi nella decade 2004-2013.
Quanto ai rendimenti al netto delle commissioni di gestione (Irr netto aggregato sui dieci anni) considerando che la performance netta è in genere pari a circa il 50-65% del dato lordo, nel 2013 l’ si attesta al 6,6%, rispetto al 4,6% del 2012, quando il dato medio europeo era dell’8,1% (ma nel 2011 l’Irr netto dell’Italia era dell’8% contro il 5,6% dell’Europa).
Il 2014, comunque, non dovrebbe essere da meno in termini di attività di disinvestimento e di performance dei fondi in Italia, visto che nelle scorse settimane Charme ha portato a casa una doppietta di tutto rispetto, cedendo la partecipazione in Poltrona Frau al gruppo di arredamento Usa Haworth e vendendo Octotelematics ai russi di Renova. Ma un assist importante ai fondi lo stanno dando soprattutto i mercati azionari. In collocamento per lo sbarco a Piazza Affari c’è Anima Holding, asset manager controllato da Clessidra, in un’operazione il cui ritorno si andrà ad aggiungere a quello dell’operazione Camfin (ritorno di oltre 1,7 volte). A ruota seguirà la quotazione di Cerved Group, società presente del portafoglio di Cvc Capital Partners solo da un anno e mezzo, mentre in prospettiva si aspettano le ipo di Gamenet (Trilantic Capital Partners), Nuance (Pai Partners) e Savio (Alpha Private Equity). (riproduzione riservata)