Cattolica Assicurazioni ha chiuso il 2013 con una raccolta premi complessiva pari a 4,38 miliardi, con un incremento del 19,2% sull’anno precedente e trainata dal ramo vita, che ha contribuito per 2,656 miliardi registrando una crescita del 34,4% anno su anno e a fronte di una crescita del mercato del 22,1%.
Con riferimento a tale segmento, le principali novità saranno lo sviluppo del canale distributivo diretto accanto a quello bancario. Anche la rifocalizzazione su prodotti più attraenti e unit linked rispetto a quelli più tradizionali sarà tra i driver del ramo vita. Il ramo danni, invece, ha partecipato alla raccolta complessiva per 1,715 miliardi, salendo dell’1,8% rispetto a fine 2012 e al -4,6% del mercato. La maggiore preoccupazione resta legata alla contrazione della redditività riconducibile, in parte, a una riduzione del premio medio per via della crescente competitività. L’utile netto è stato pari 64 milioni mentre l’utile normalizzato, al netto di svalutazioni su avviamenti e altri attivi per 27 milioni e di un’addizionale Ires una tantum dell’8,5% per 31 milioni, è stato di 109 milioni. Il dividendo proposto dal cda è stato di 0,45 euro per azione, «una scelta che può apparire troppo prudente, considerato il buon livello dell’utile normalizzato», ha commentato il numero uno di Cattolica, Giovanni Battista Mazzucchelli, spiegando che la decisione si inserisce nel percorso di consolidamento patrimoniale in vista delle scadenze di Solvency II che interesseranno le compagnie assicurative italiane ed europee a fine 2016. «I risultati del bilancio di quest’anno si inseriscono in un trend complessivamente positivo e sono pienamente in linea con i nostri obiettivi di crescita graduale e continua nel medio-lungo termine. Inoltre, hanno superato le previsioni del budget», ha aggiunto l’ad, ricordando che il target dell’utile normalizzato era di 101 milioni di euro.
In merito all’evoluzione del business nel breve periodo, Mazzucchelli ha individuato tre sfide: la maggiore selezione nella gerarchia dei consumi del consumatore finale, che tende a privilegiare i servizi di previdenza, assistenza e sicurezza disegnando un ruolo per le assicurazioni complementare al welfare e su cui il gruppo intende puntare per completare la propria gamma di prodotti offerti; la limitata capacità di risparmio degli italiani e l’avanzata delle tecnologie digitali, che sta interessando anche il mercato delle assicurazioni, mutando il rapporto tra compagnia, agente e cliente. Guardando al lungo periodo, le sfide più impegnative saranno dettate dal crescente consolidamento del mercato delle assicurazioni e dalla polarizzazione dei player globali. Tra i temi caldi del meeting degli amministratori diCattolica Assicurazioni anche l’acquisizione di Fata, la compagnia assicurativa focalizzata sul settore agricolo venduta lo scorso novembre da Generali Italia al gruppo veronese per 179 milioni. «L’acquisizione di Fata è stato uno degli investimenti più importanti effettuati da Cattolica perché Fata è una società sana, con risultati positivi e con una storia che la rende molto vicina alla nostra tradizione cooperativa. In merito al prezzo pagato per l’acquisizione, il presidente Mazzucchelli ha dichiarato che la società è «costata il giusto, anzi anche poco rispetto alle recenti acquisizioni che hanno interessato altre compagnie assicurative italiane negli ultimi mesi», riferendosi alla razionalizzazione che da inizio anno ha visto protagonisteGenerali Italia (con l’inglobazione dei marchi Toro, Lloyd Italico e Augusta) e Unipol Sai (con la fusione in Fondiaria Sai di Unipol Assicurazioni, Milano e Premafin). La quota di mercato di Cattolica, Fata inclusa, sarà pari al 3,7% e permetterà alla compagnia di posizionarsi al settimo posto nel mercato italiano vita e danni e al quarto posto escludendo gli intermediari non tradizionalmente assicurativi. (riproduzione riservata)