di Anna Messia
Le modalità sono ancora allo studio ma l’obiettivo è chiaro: consentire a Sace, la società di assicurazione del credito controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti, di aggiungere all’offerta delle garanzie il finanziamento diretto alle imprese. «Stiamo lavorando con il management per dare avvio a una Sace 3.0 e sostenere le imprese con nuovi strumenti», ha detto ieri il presidente Giovanni Castellaneta presentando il bilancio 2013, chiuso con un utile di 345 milioni contro i 168 milioni del 2012.
L’occasione per definire i dettagli potrebbe essere il nuovo piano industriale che la società sta preparando con la consulenza di Bain & Company in vista dell’ingresso di soci privati nell’azionariato di Sace, come previsto nel piano di privatizzazione del governo. Proprio la valorizzazione del capitale del gruppo guidato da Alessandro Castellano potrebbe consentire quindi un salto di qualità nella crescita di Sace, nata nel 1977 come ente pubblico economico, trasformata in spa nel 2004 con l’avvio dell’assicurazione del credito e nel 2010 passata come detto a Cdp. Da allora lo sviluppo è stato esponenziale: nel 2004 il portafoglio rischi era di 14,3 miliardi, arrivati a 72,2 miliardi nel 2013. Il passaggio sotto l’ombrello di Cdp ha fatto già decollare il progetto «export banca» come risposta al credit crunch per sostenere le imprese italiane con il sostegno non solo di Sace e Cdp ma anche di Bei e Simest. Ora però la società è pronta a dotarsi di nuove armi. Un piano che Castellano ha in mente da tempo e che darebbe finalmente a Sace strumenti di cui omologhe straniere si sono dotate già da tempo per aiutare le imprese ad affrontare la crisi. Come l’americana Us Exim Bank, che eroga finanziamenti diretti, oppure come accade in Germania, dove già quattro anni fa è stato costituito un veicolo di riferimento per i finanziamenti all’export. Intanto oltre al piano industriale a breve si dovrà scegliere se percorrere la strada della quotazione o del private placement. Mentre per quanto riguarda la quota di capitale da privatizzare il governo ha indicato una percentuale massima del 60%. Per la valorizzazione si parte dai 6 miliardi pagati da Cdp a dicembre 2012, anche se nel frattempo Cdp ha incassato da Sace un maxi dividendo straordinario da 1 miliardo. (riproduzione riservata)