di Silvia Berzoni e Julia Chatterley

«Il 2013 è stato un anno duro, più di quanto ci aspettassimo. Ma alla fine abbiamo riportato risultati solidi, che rendono possibile il completamento del piano triennale. Un importante target già raggiunto è il net free surplus, cioè quella parte di capitale libera da vincoli e immediatamente disponibile.

Quindi non ci sono dubbi che continuando a lavorare duro raggiungeremo e forse supereremo gli obiettivi stilati nel piano triennale». Il ceo delleGenerali, Mario Greco, può essere soddisfatto del bilancio del suo primo anno alla guida del Leone.

 

Domanda. Dottor Greco, avete anche raddoppiato il dividendo, un messaggio più che positivo per gli investitori.

Risposta. È un messaggio di fiducia nel futuro, ecco come gli investitori lo dovrebbero interpretare. Vediamo il business crescere, vediamo il nostro profilo patrimoniale rafforzarsi, così come si sta rafforzando la solvibilità del gruppo. Tutto questo genera fiducia nel futuro, che noi traduciamo in un dividendo doppio rispetto a quello dell’anno precedente.

 

D. Anche sul fronte premi vi siete mantenuti stabili. E state crescendo.

R. Siamo appena emersi dal periodo recessivo più duro del recente passato che ha colpito non solo i Paesi euro.

Non ci sono soluzioni facili, non c’è una ricetta sicura per uscire dalla crisi. Ci sono però segnali di ripresa: la Spagna l’anno scorso, quest’anno la Francia e l’Italia. Quello che stiamo facendo e continueremo a fare è rafforzare la nostra capacità di contattare i clienti, di interagire con loro e di innovare i prodotti.

 

D. Tra i mercati strategici per Generali vi è l’Asia. Qual è la vostra strategia in quest’area?

R. Sono molto soddisfatto, in particolar modo dei risultati in Cina, dove siamo la più grande compagnia occidentale. Anche l’Indonesia sta ben crescendo, e contiamo di migliorare in maniera omogenea anche in Thailandia.

 

D. Tornando alla Cina, vi sono molte preoccupazioni per una contrazione della crescita del Paese repentina, per il settore bancario ombra, per un possibile default di alcuni istituti di credito molto importanti. È preoccupato?

R. La Cina avrà scossoni nel breve periodo, ma nel medio termine l’outlook rimane molto positivo: continuerà a crescere, continuerà a essere la potenza economica di questo decennio e dei prossimi dieci anni. Lo vediamo anche da come si stanno sviluppando le relazioni con i nostri clienti, da come sta evolvendo il nostro business nel paese. Siamo comunque cauti nei nostri investimenti nel breve termine.

 

D. In Europa ancora non siete riusciti a vendere la Bsi. Possiamo escludere un aumento di capitale o altri strumenti per reperire capitale qualora non si riuscisse a vendere questo asset nel breve termine?

R. Assolutamente. Venderemo Bsi. L’anno scorso le condizioni di mercato erano troppo rischiose per la vendita di un asset come Bsi, c’erano troppe incertezze, specie sul trattamento dei clienti europei e americani in Svizzera. Queste incertezze sono state dissipate, e siamo davvero fiduciosi di poter vendere Bsi, possibilmente a un prezzo buono.

 

D. Entro fine anno?

R. Credo di sì.

 

D. Parliamo dei mercati maturi: Germania e Italia.

R. Siamo molto soddisfatti e orgogliosi dei risultati della divisione tedesca: stiamo crescendo sia nel ramo danni sia in quello vita. E poi stiamo sviluppando dei prodotti non convenzionali come gli unit linked insurance plan, prodotti che contemplano e l’investimento e l’assicurazione. E ovviamente, siamo fiduciosi che la Germania rimarrà su questo binario sia quest’anno sia il prossimo. In Italia stiamo affrontando un piano di ristrutturazione mai tentato prima nel settore delle assicurazioni, fondendo tre compagnie insieme. Stiamo procedendo molto bene, è una sfida importante, che stiamo rispettando giorno dopo giorno nella tempistica.

 

D. A che punto è la ripresa in Italia?

R. L’Italia è un grande Paese non solo all’interno dell’Europa ma in generale è una delle più grandi economie del mondo. Si tratta di un Paese con ancora enormi potenzialità che deve però prendere il treno della ripresa. Un treno che è già partito e che sarebbe dannoso non riuscire a prendere in corsa. Il Paese deve tornare a svolgere il suo ruolo politico, finanziario, industriale ed economico all’interno dell’Europa e su scala globale.

 

D. Come ha reagito di fronte alla mossa di Unicredit di accantonare 13,7 miliardi per crediti deteriorati, pulire il bilancio e mettere a conto economico una perdita di 14 miliardi?

R. Devo dire che i risultati e la decisione presa da Unicredit mi hanno colpito. Penso che ristrutturare sia la parola d’ordine. E le Generali hanno intrapreso questo percorso già un anno fa, iscrivendo grandi svalutazioni a bilancio e annullando di fatto i profitti. (riproduzione riservata)