di Andrea Montanari

Pace fatta a Genova tra la Fondazione e Banca Carige. Dopo i forti malumori in seno al consiglio d’amministrazione e al consiglio d’indirizzo, che l’altro ieri hanno portato alle dimissioni di alcuni esponenti e a quelle minacciate e poi rientrate di altri, ieri c’è stato l’accordo tra l’istituto, che deve lanciare l’operazione di rafforzamento patrimoniale da 800 milioni imposta dalla Banca d’Italia, e la Fondazione che attualmente ha il 46% del capitale ma che per ora non ha le disponibilità finanziarie per sottoscrivere, rischiando così di vedere diluita fino al 14% la propria partecipazione.

La quadratura del cerchio è stata trovata con il rinvio dell’aumento di capitale, da fine marzo al mese di giugno. Ciò ha rasserenato gli animi all’interno dell’ente presieduto da Paolo Momigliano e permesso alla banca di impostare il proprio percorso.

«Il consiglio, informato della comunicazione del socio Fondazione con la quale ha richiesto la convocazione urgente di un’assemblea straordinaria, ha assunto la prima metà del mese di giugno quale termine d’inizio del periodo d’offerta in sottoscrizione delle azioni», si legge nel comunicato diramato al termine del cda della banca presieduta da Cesare Castelbarco Albani e guidata dall’ad Piero Montani.

A stretto giro di posta si è espresso il consiglio della Fondazione che, «preso atto della deliberazione della banca e considerato il venir meno della necessità di convocazione dell’assemblea straordinaria, comunica di aver revocato la richiesta avanzata all’istituto».

 

Tradotto: pace fatta, niente convocazione urgente dei soci per decidere del futuro di Carige.

Questa schiarita consente ora ai consulenti dell’ente che ha il 46% della banca, e al consorzio di garanzia guidato da Mediobanca, di prendere tempo e studiare il modo migliore per trovare soci istituzionali e stabili da affiancare la stessa Fondazione che non vuole uscire di scena. Un percorso che piace ad Andrea Bonomi, il fondatore del fondo Investindustrial, che dopo l’esperienza di Bpm vorrebbe tornare in campo sul settore bancario e scommettere sul rilancio di Carige. Al momento Bonomi non ha preso decisioni formali ma l’idea nel caso sarebbe quella di intervenire nell’operazione rilevando una quota significativa dell’aumento stesso per possedere, al termine dell’operazione, una quota superiore al 10%. Restano tuttavia da valutare le modalità: o rilevando i diritti d’opzione della Fondazione o comprando direttamente sul mercato nel corso dell’aumento. Al suo fianco potrebbe figurare la Fondazione Banca del Monte di Lucca, già azionista di Carigenel minipatto targato Berneschi, che oggi ha il 6% dell’istituto ligure. (riproduzione riservata)