di Andrea Montanari
Difendere la banca e l’ente controllante che sono risorse per la Regione Liguria. È questo l’input che arrivava ancora ieri dalla Fondazione Carige. L’azionista di riferimento (46%) dell’istituto al momento non ha le risorse per aderire pro-quota, o comunque mantenere una partecipazione importante, vicina al 30%, all’aumento di capitale da 800 milioni che i vertici della banca hanno deciso di lanciare per ottemperare alle richieste della Banca d’Italia.
Queste richieste sono state avanzate anche perché i conti 2013 della banca non sono stati approvati e non è stato definito il piano industriale. Inoltre «l’advisor ha presentato una memoria sull’opportunità e la convenienza per la banca e la fondazione di un differimento temporale dell’aumento», si legge nella nota dell’ente diffusa ieri. «I consulenti giuridici ritengono che un’esecuzione differita non rappresenterebbe, a quanto allo stato consta, una violazione delle prescrizioni di Banca d’Italia».
E proprio a Roma, oggi, si recheranno il presidente di Carige, Cesare Castelbarco Albani, e l’ad, Piero Montani, per fare il punto della situazione con gli uomini di Via Nazionale. L’organo di vigilanza da tempo chiede un intervento a livello patrimoniale dopo le perdite evidenziate dal bilancio 2012 e al 30 settembre 2013 che hanno portato all’addio dell’ex plenipotenziario Giovanni Berneschi, al rinnovamento del cda e, come effetto indiretto, all’uscita anticipata di tre anni del presidente della Fondazione Flavio Repetto. Con la ricapitalizzazione rischia di cambiare seriamente la geografia dell’azionariato di Carige visto che l’ente rischia di scendere al 14%. (riproduzione riservata)