Dopo le forti tensioni di giovedì, ora si prevede un muro contro muro tra Banca Carige e Fondazione: la prima che ha avviato la macchina per l’aumento di capitale da 800 milioni, la seconda che, non avendo i soldi per partecipare all’aumento entro marzo, con il rischio di una forte diluizione dal 46,5 fino a sotto il 20%, sta facendo di tutto per bloccare i vertici dell’istituto.
Sono stati convocati per lunedì il consiglio di indirizzo e il cda della Fondazione Carige, che dovranno decidere come muoversi. L’ente per scongiurare lo scenario avverso, ha pochi mezzi per difendersi, dato che il cda ha già incassato la delega a esercitare la ricapitalizzazione che, comunque, è subordinata alla preventiva dismissione di una serie di asset, tra cui quelli assicurativi. Ma, hanno fatto notare fonti della banca, non ci sono i tempi tecnici per portare a casa i soldi di queste dismissioni. Una soluzione estrema potrebbe essere la richiesta di convocazione di un’assemblea straordinaria con all’ordine del giorno la revoca del cda della banca.
Una vacatio del consiglio dilaterebbe i tempi dell’aumento di capitale, fissati al 31 marzo. Il mancato rispetto del termine farebbe decadere l’impegno delle banche con cui Carige ha siglato l’accordo di pre-underwriting a sottoscrivere l’eventuale inoptato.
Intanto, i sindacati, allarmati dalla situazione che potrebbe complicarsi in maniera irreparabile, con Bankitalia che vigila sull’operato della banca, hanno chiesto un incontro al presidente della Fondazione, Paolo Momigliano, ma l’incontro non c’è stato.
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