di Francesco Ninfole
La Bce ha ottenuto nel 2013 interessi netti di quasi un miliardo di euro dai titoli di Stato dei Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna). L’Eurotower ha in bilancio oltre 185 miliardi di bond sovrani, di cui circa 90 sono italiani. I titoli pubblici acquistati (si veda tabella in pagina) hanno inciso in modo significativo sull’utile 2013, che è stato complessivamente di 1,44 miliardi, in aumento dai 995 milioni dell’anno precedente.
I dati di bilancio sono stati pubblicati ieri dall’Eurotower, che ha distribuito 1,43 miliardi alle banche centrali nazionali. L’istituto di Francoforte ha accantonato al fondo rischi solo 400 mila euro, con i quali ha raggiunto il tetto massimo di 7,53 miliardi. Il fondo serve a coprire i rischi di cambio, tassi, credito e prezzo dell’oro (le riserve di oro si sono svalutate di oltre 6 miliardi nel 2013).
I titoli di Stato dei Piigs, comprati nel Securities market programme (Smp), hanno generato proventi per la Bce per 962 milioni di euro (1,1 miliardi l’anno prima), pari a quasi la metà del totale degli interessi attivi netti (2 miliardi). I titoli greci sono quelli che hanno prodotto i maggiori guadagni (437 milioni di interessi, dopo i 555 dell’anno precedente), anche se poi vengono girati ad Atene nell’ambito dell’assistenza alla Grecia. Non sono comunicate le cifre guadagnate dalla Bce con i bond degli altri Paesi, ma si può presumere che gran parte della quota restante provenga dai titoli italiani, che in valore assoluto sono i più presenti nel bilancio dell’Eurotower. I bond del Tesoro pesano per 89,7 miliardi di euro (con un valore contabile di 86,8 miliardi), un dato in calo dai 102,8 miliardi di un anno fa. La differenza di oltre 13 miliardi è dovuta alla scadenza dei titoli, non a vendite sul mercato. La vita residua dei bond italiani si è ridotta da quattro anni e mezzo a poco più di quattro anni. Dopo i titoli del Paese, i più numerosi nel bilancio Bce sono quelli spagnoli (38,8 miliardi).
Gli acquisti della Bce risalgono alle vicende dell’estate 2011, quando il contagio arrivò anche a Spagna e Italia e Francoforte intervenne per evitare che lo spread finisse oltre la soglia di sostenibilità (anche il Fmi aveva preparato un piano di assistenza finanziaria da 47 miliardi all’Italia, come ha ammesso ieri l’ex direttore Arrigo Sadun). Il 5 agosto Jean-Claude Trichet e Mario Draghi inviarono la famosa lettera al governo italiano e gli acquisti Bce iniziarono pochi giorni dopo, per terminare poi nel gennaio 2012. Prima dell’agosto 2011 le operazioni avevano riguardato solo Grecia, Irlanda e Portogallo. Il piano Smp nel tempo ha mostrato limiti, perché gli acquisti erano limitati: lo spread ha ricominciato a risalire dopo poche settimane. Così Draghi ha varato il 6 settembre 2012 il piano Omt, di importo potenzialmente illimitato: è bastato questo impegno della banca centrale (a costo zero, perché nessun Paese ha effettivamente chiesto l’attivazione dell’Omt) perché lo spread scendesse. Il piano però è stato criticato dalla Bundesbank. La Corte costituzionale tedesca, che nei giorni scorsi ha rinviato il giudizio sull’Omt alla Corte Europea, ritiene il programma oltre il mandato della Bce. Assieme ai profitti sui bond sovrani, hanno influito nel bilancio 2013 anche quelli legati all’emissione di banconote e agli acquisti di covered bond. Nei conti è emerso anche che la retribuzione di Mario Draghi è stata di 378.240 euro. (riproduzione riservata)