Se non è uno scippo, poco ci manca. La società in gara aveva le carte in regola per ottenere la concessione, che invece va alla concorrente: l’azienda deve attendere otto anni per ottenere il riconoscimento del suo diritto ed ecco allora che l’amministrazione negligente dovrà risarcire non solo il lucro cessante e il danno emergente patito dall’impresa illegittimamente esclusa, ma anche la lesione di carattere «esistenziale» che ha colpito la vita professionale della società pretermessa. Lo stabilisce la sentenza 1545/14, pubblicata dalla terza sezione del Tar Lazio.
Mancato guadagno. Vittoria totale per l’agenzia di scommesse ippiche contro l’ex Unire, l’Unione nazionale incremento razze equine, cui è subentrata nella causa l’amministrazione dei Monopoli. Sono in realtà più adeguati rispetto al competitor i titoli che la società presenta in gara per ottenere la delega alla raccolta delle puntate lontano degli ippodromi: il punto è che la concorrente, che ottiene invece la concessione, apre una sede giusto di fronte al locale offerto in gara al candidato escluso. Dopo una guerra a colpi di carta bollata e una serie di traversie burocratica l’azienda titolata ottiene soddisfazione e batte cassa: quanto al danno patrimoniale, dovrà essere l’amministrazione a fare una proposta di risarcimento al privato, che comprenda l’ammontare dei canoni di locazione inutilmente versati per i locali da adibire a sede e soprattutto il mancato guadagno per ogni esercizio in cui l’attività è rimasta ingiustamente paralizzata (su questo punto, dunque, la vicenda continua).
Valore superiore. Ciò più conta, però, è che sul danno esistenziale il giudice amministrativo procede direttamente nella liquidazione equitativa nella misura di 20 mila euro. Nessun dubbio che nella specie si configuri la lesione di carattere non patrimoniale: la condotta illecita dell’amministrazione, che preferisce la concorrente all’azienda con le carte in regola e ritarda per otto anni il rilascio della concessione, integra la violazione di una posizione tutelata dall’ordinamento; si tratta, scrivono i giudici, della lesione di un diritto fondamentale alla libera esplicazione della personalità: la srl, che è persona giuridica, patisce la lesione del «valore superiore» della professionalità.