di Francesco Ninfole
Parte oggi l’obbligo per banche e aziende di segnalare le operazioni sui derivati, secondo quanto previsto dal regolamento europeo Emir (European market infrastructure regulation). Gli operatori da oggi dovranno comunicare tutta l’attività sui derivati (scambiati su mercati regolamentati e non) a specifici soggetti, le cosiddette trade repositories.
Gli obblighi di comunicazione, in vigore da oggi, hanno però alcuni aspetti che, secondo gli operatori coinvolti, dovranno essere chiariti. A tal proposito Abi, Assogestioni e Assosim hanno scritto nei giorni scorsi una lettera congiunta a Consob, Banca d’Italia e ministero dell’Economia. «Permangono aree di incertezza che, per la loro rilevanza, potrebbero pregiudicare la corretta esecuzione degli obblighi, dando luogo inoltre ad approcci operativi disomogenei nei diversi Paesi membri», hanno scritto le tre associazioni nella lettera. Nel dettaglio, i dubbi riguardano gli schemi di reporting per gli exchange traded derivatives, l’obbligo di reporting nel caso di gestioni patrimoniali, l’applicabilità del regolamento Emir su alcuni strumenti su valute, le regole sugli enti del settore pubblico, la posizione dei gestori di fondi alternativi e il termine di segnalazione per i derivati conclusi dopo il 16 agosto 2012 e in essere il 12 febbraio.
Su questi argomenti le associazioni hanno chiesto alle tre autorità di «promuovere, nelle competenti sedi istituzionali dell’Unione Europea, un intervento interpretativo». In attesa delle risposte, Abi, Assogestioni e Assosim hanno indicato in un documento le loro indicazioni per le regole dubbie, in modo da favorire l’omogeneità dell’applicazione. «Negli ultimi mesi abbiamo lavorato per supportare le banche nel risolvere i problemi operativi, anche grazie a un assiduo confronto con le autorità nazionali», spiegano fonti Abi. «Restano sul tappeto, però, alcune questioni che devono essere risolte a livello europeo. Per questo abbiamo chiesto alle nostre autorità di farsi portavoce presso l’Esma e auspichiamo chiarimenti prima possibile».
La nuova normativa riguarderà anche le imprese. Nei giorni scorsi una circolare Assonime ha precisato che gli obblighi di trasparenza riguarderanno tutte le società, mentre il futuro obbligo di clearing sarà solo per le imprese qualificate, cioè quelle che superano determinate soglie di rilevanza sui derivati Otc.
La segnalazione dovrà essere fatta al più tardi il giorno lavorativo che segue la stipula, modifica o cessazione del contratto. Gli strumenti stipulati prima del 16 agosto 2012 (giorno in cui è entrato in vigore il regolamento Ue) e ancora in essere devono essere segnalati entro 90 giorni; un termine di tre anni è invece previsto per i contratti in essere al 16 agosto o stipulati successivamente, che non siano più in essere alla data di oggi. Le trade repositories, che devono essere autorizzate dall’autorità europea Esma, sono società come Ddrl, Regis-Tr, UnaVista, Kdpw, Ice Tvel e Cme Tr.
Nei prossimi mesi si concretizzerà il secondo pilastro di Emir: la maggior parte dei derivati Otc dovrà passare attraverso una controparte centrale, che farà da intermediario nelle operazioni, diventando l’acquirente di tutti i contratti venduti e il venditore di tutti i contratti comprati. Si tratta di una delle riforme ideate dai regolatori internazionali per ridurre i rischi del sistema finanziario, in particolare quello di insolvenza della controparte. L’obbligo di clearing ha però sollevato alcune perplessità. L’Abi ha sottolineato gli effetti negativi legati alla liquidità, alla minore flessibilità nell’uso dei derivati e ai costi per le banche più piccole (si veda anche MF-Milano Finanza del 10 dicembre). Assiom Forex ha invece sottolineato il pericolo di un eccessivo accentramento dei rischi dei derivati nelle controparti centrali. (riproduzione riservata)