Unipol Banca ha stipulato un contratto con Fbs per la gestione in outsourcing delle sofferenze fino a 1 milione di euro, per un ammontare complessivo di circa 600 milioni.
Il contratto prevede la collaborazione tra le parti al fine di ottimizzare i risultati della gestione, aumentando l’efficacia e la redditività del recupero, e di reperire un investitore internazionale interessato all’acquisto del portafoglio a un prezzo congruo per la banca. «Abbiamo concordato un’importante collaborazione che auspichiamo ottimizzerà gli esiti dell’azione di recupero», ha detto il direttore generale di Unipol Banca, Stefano Rossetti. L’istituto, sotto l’egida e con il coordinamento della capogruppo, nei nove mesi del 2013 ha messo in atto un rilevante processo di revisione dei crediti in sofferenza, disponendo anche rilevanti accantonamenti. «Nella difficoltà di definizione che presentano le compravendite dei non performing loans (Npl), la gestione in outsourcing e finalizzata alla vendita è la migliore soluzione che possa scegliere una banca», ha osservato Paolo Strocchi, presidente di Fbs, società che svolge attività di valutazione, due diligence e servicing di portafogli di crediti a incaglio e a sofferenza. «In queste gestioni sono coinvolti i nostri dipartimenti del real estate, dei legali negoziatori e del recupero diretto». L’ammontare globale dei crediti complessivamente affidati gestiti da Fbs in queste settimane si è attestato intorno ai 5,9 miliardi di ammontare nominale.
Sulla situazione generale del mercato dei non performing loan, Strocchi evidenzia due problemi: «Innanzitutto, nonostante le svalutazioni, i prezzi di vendita delle sofferenze spesso sono ancora distanti da quanto chiedono gli investitori internazionali: basti pensare che in media il sistema italiano ha svalutato il 40% delle sofferenze e quindi ha ancora i crediti in carico al 60% del valore. Inoltre in molte banche, soprattutto di piccole dimensioni, c’è un problema di raccolta dati, che spesso non hanno i requisiti minimi per essere venduti agli operatori. Più informazioni danno più valore a un portafoglio». È proprio questa un’attività svolta dagli operatori come Fbs. Oggi Strocchi vede un forte interesse dei fondi di private equity esteri per le sofferenze delle banche italiane, anche se il mercato non si è ancora del tutto sbloccato. Nelle ultime settimane si è vista una ripartenza delle operazioni di cessione di crediti deteriorati, ma per Strocchi si tratta ancora di casi specifici, che non risolvono il problema a livello di sistema. I crediti dubbi del resto hanno superato i 250 miliardi di euro ed è necessario trovare soluzioni. In tal senso, anche le ipotesi di istituzione di una bad bank sono giudicate positivamente dal presidente di Fbs. (riproduzione riservata)