di Anna Messia
Occorre modificare in profondità il decreto Destinazione Italia, varato dal governo a fine 2013 nella parte relative alla misure per l’Rc Auto. Lo ha detto ieri il presidente dell’Ania, Aldo Minucci, in una conferenza stampa puntando il dito sugli «interventi prescrittivi e sulle clausole contrattuali obbligatorie che non possiamo accettare», ha detto il rappresentante del settore assicurativo ventilando l’ipotesi di un ricorso a Bruxelles.
Minucci ha parlato di elementi critici macroscopici, come il fatto che il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 23 dicembre impone alle assicurazioni di proporre ai clienti Rc Auto l’ispezione preventiva del veicolo per ridurre le frodi, con uno sconto obbligatorio per chi aderisce all’offerta. «I costi di organizzazione per le imprese vanificherebbero gli effetti benefici ottenibili», ha aggiunto Alessandro Santoliquido, presidente della commissione Auto dell’Ania. Principio che vale anche per l’altra norma inserita nel decreto che prevede l’obbligo per le imprese di proporre clausole contrattuali, facoltative per l’assicurato, che prevedono prestazioni di servizio medico sanitario con personale retribuito dalle imprese stesse attraverso l’applicazione di uno sconto di almeno il 7%. «Norme chiaramente contrarie ai principi comunitari in materia di libertà tariffaria e contrattuale», ha tuonato Minucci sostenendo che da parte del governo servirebbe «più coraggio e una maggiore fiducia nelle forze di mercato per risolvere il problema dell’assicurazione Auto in Italia, dominato da un sistema di regole e comportamenti che, come ha dimostrato lo studio presentato da The Boston Consulting Group, ha forti anomalie rispetto agli altri Paesi europei». Secondo l’analisi della società di consulenza, che ha analizzato il periodo 2008-2012 in Italia, i prezzi medi dell’Rc Auto sono di 491 euro, più alti del 45% rispetto alla media europea che si attesta a 278 euro. Colpa soprattutto del costo dei sinistri che pesano 126 euro in più rispetto alla media europea. Nel 2013 in Italia c’è stato un taglio dei prezzi del 5% dovuto però soprattutto al calo della circolazione dei veicoli per colpa della crisi e dell’aumento del prezzo della benzina. «Per tagliare in maniera strutturale il differenziale Italia-Europa bisognerebbe prima di tutto approvare la tabella unica per il risarcimento dei danni di grave entità che aspetta di vedere la luce da sette anni», ha aggiunto Minucci riconoscendo però che nel decreto ci sono elementi positivi in grado di ridurre le frodi: come lo stop ai testimoni di comodo che spuntano a distanza di anni o la decadenza del diritto al risarcimento in caso di richiesta presentata dopo i 90 giorni. Le compagnie apprezzano anche l’utilizzabilità delle registrazione delle scatole nere come mezzo di prova nei processi civili ma rifiutano la riduzione minima obbligatoria dei prezzi fissata dal decreto e vedono infine positivamente la diffusione del sistema di riparazione diretta del veicolo che le compagnie potranno offrire ai clienti e ai danneggiati non assicurati, anche se chiedono tempo per attrezzarsi. Ma su quest’ultimo punto a dichiarare guerra al governo sono i carrozzieri che oggi manifesteranno a Roma sostenendo che il decreto provocherebbe la perdita per 60 mila posti di lavoro nelle officine non convenzionato con le imprese. (riproduzione riservata)