Pagina a cura di Mari Pada  

 

Deduzioni, leggi pro-concorrenziali, trasparenza nei contratti. Sono numerose le disposizioni che durante il 2013 hanno modificato le regole dell’Rc auto, ma i risultati ottenuti sono spesso stati contrari agli effetti desiderati. A certificarlo organismi italiani ed europei, centri di ricerca e associazioni che, al contrario di quanto da poco dichiarato dall’Ania, l’associazione che riunisce le compagnie assicurative, mostrano come i prezzi siano sempre aumentati negli ultimi 15 anni. Un mercato in affanno per le tasse e il cambiamento degli stili di vita (famiglie meno numerose ed eco-friendly), ma soprattutto per il caro-polizze. L’assicurazione rappresenta la prima voce di spesa fissa per gli automobilisti, che con 740 euro in media incide per il 21% sul totale di 3.500 euro spesi ogni anno per l’uso dell’auto, indipendentemente dai chilometri percorsi. Se qualcosa si può risparmiare in carburante riducendo la percorrenza e adeguando lo stile di guida, la Rc auto si paga sempre e comunque. E difatti secondo l’Aci la percentuale degli irregolari è del 9% tra gli automobilisti, con picchi del 15% tra i motociclisti e del 17% tra i conducenti di furgoni.

La Commissione europea sta avviando un’indagine sui prezzi in Italia, mettendo sotto la lente la trasparenza nel meccanismo di calcolo e determinazione delle tariffe, che, stando a quanto affermato da alcune associazioni dei consumatori, in 18 anni (1994-2012) sarebbero cresciute di tre volte passando da 391 euro del a 1.350 euro.

Rischio aumento con la scatola nera. Il decreto liberalizzazioni del 2012 prometteva sconti sui premi delle polizze rc auto in cambio di maggiore controllo sul conducente da parte delle compagnie e l’installazione di una scatola nera. Servivano però tre provvedimenti per far entrare la legge nel vivo. Se due decreti del Ministero delle infrastrutture e dello sviluppo economico sulla tipologia di congegni sono stati emanati, è in stand-by il Regolamento Ivass, impostato insieme al Garante della privacy, che deve definire i criteri di raccolta, gestione e utilizzo dei dati a fini tariffari e per la determinazione della responsabilità in caso di sinistro. Il problema posto dalle associazioni è che gli attuali requisiti sarebbero troppo onerosi e obsoleti, facendo aumentare i costi per le imprese. Il risultato? In alcune regioni d’Italia, dove gli incidenti sono meno frequenti (soprattutto al Nord), i premi delle polizze obbligatorie, anziché diminuire, finirebbero con l’aumentare. In merito si attende sentenza del Tar a maggio del 2014.

Nella pratica sembra poi che siccome il dl liberalizzazioni parla di sconto «significativo» a chi accetta di farsi montare una scatola nera e dal momento che lo sconto non va oltre il 5-10% in questi mesi alcuni assicurati con profili più rischiosi hanno avuto l’aut aut: scatola nera o tariffa più salata.

Sul rinnovo scelte contrastanti. Polizza pluriennale in cambio di uno sconto. Se avete sottoscritto questo tipo di contratto probabilmente non potrete recedere anticipatamente. Per i contratti stipulati fino al 14 agosto 2009 il recesso è possibile annualmente, con 60 giorni di preavviso rispetto alla scadenza. Ma il decreto Bersani, che aveva introdotto tale possibilità, è stato successivamente modificato, per cui per i contratti stipulati successivamente se con sconto sulla tariffa annuale e di durata superiore ai cinque anni, dovranno durare almeno cinque anni.

La stessa Ivass con lettera al mercato del 5 novembre 2013 ha invitato le compagnie a indicare in polizza, «in modo specifico e con adeguata evidenza grafica» lo sconto riconosciuto a fronte della proposizione di un contratto di durata poliennale (articolo 1899 c.c.) per evitare malintesi tra clienti e intermediari.

Al contrario sulla durata del contratto è entrata in vigore l’abolizione del tacito rinnovo. Dal 1° gennaio 2013 le polizze rc auto sono valide per non più di un anno, con copertura anche per i 15 giorni successivi alla scadenza sia che si sottoscriva con la stessa compagnia sia con altra. Quindi non è necessaria alcuna disdetta anticipata. Il contratto di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti ha durata di un anno o, su richiesta dell’assicurato, di anno più frazione e si risolve automaticamente alla sua scadenza naturale, senza la possibilità che si rinnovi in automatico. In più l’obbligo per le compagnie di avvisare i clienti della scadenza almeno 30 giorni prima.

Deduzioni, plurimandato e tariffe unisex_ e il premio sale. Le polizze vita si «mangiano» lo sconto auto. La Camera ha dato il via libera alle nuove disposizioni in materia di Imu portando con sé un brutta sorpresa per gli automobilisti. Le risorse per diminuire i tagli previsti per le detrazioni di chi ha sottoscritto una polizza vita vengono recuperate dalla soppressione della deducibilità della quota dei premi per responsabilità civile auto destinata al Servizio sanitario nazionale.

Già quest’anno, il limite minimo da poter dedurre con la dichiarazione dei redditi era stato alzato a 40 euro. Con questa novità normativa è stata eliminata definitivamente la possibilità di deduzione.

Bocciati poi gli agenti, obbligati a esercitare il plurimandato, ma che alla prova dei fatti non continuano a erogare polizze solo per una compagnia. Tant’è vero che l’Antitrust ha deciso di avviare alcuni mesi fa un’istruttoria per verificare se i principali otto gruppi assicurativi del Paese, che rappresentano l’ 80% della raccolta premi nel ramo danni e nella rc auto, abbiano posto in essere altrettante «intese verticali» con l’obiettivo di ostacolare l’esercizio del plurimandato da parte degli agenti e restringere la concorrenza.

Queste clausole, sotto la lente dell’ Antitrust, potrebbero aver creato patti di non concorrenza, diretti o indiretti, potenzialmente idonei a imporre agli agenti di non vendere prodotti assicurativi in competizione con quelli oggetto del contratto di agenzia.

Infine, cattive notizie sul fronte parità dei sessi dinanzi all’assicurazione auto, obbligata a seguito della sentenza della Corte di giustizia Ue del 2012. La tariffa unisex ha finito col creare aumenti per il sesso femminile e risparmi risicati per quello maschile. Anno su anno (aprile 2012-2013) le tariffe sono cresciute per il gentil sesso fino a due cifre percentuali, soprattutto per i neopatentati. Si mantiene costante anche il divario tra Nord e Sud e il maggiore aumento dei premi nel meridione in proporzione a quanto avvenuto nelle regioni settentrionali.

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