di Emerick De Narda
Dopo un lungo dibattito in commissione Bilancio della Camera ieri sera l’emendamento che punta a introdurre un inasprimento della Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie, è stato nuovamente accantonato. Visto il contrasto tra i rappresentanti della Camera e l’esecutivo, si è accolta dunque la richiesta del primo firmatario Bobba di prendere altro tempo per arrivare a un testo condiviso.
Rispetto alle previsioni dei tecnici, l’attuale versione della Tobin dopo dieci mesi di applicazione ha creato buco di 800 milioni di euro per mancato gettito. L’imposta ha anche provocato perdite di entrate su altre imposte (Irap, Ires) e soprattutto un crollo delle transazioni sui titoli italiani scambiati sui mercati regolamentati e Otc. La piazza finanziaria italiana ha perso ogni mese, dall’introduzione della Tobin, un volume d’affari pari a 17,5 miliardi di euro (210 miliardi l’anno), rappresentato da oltre 1,5 milioni di transazioni al mese (18 milioni su base annua). In termini di giorni lavorativi si traduce nella perdita di 36 giornate di lavoro l’anno, che su una media di 21 giornate di borsa aperta al mese, comporta una perdita annuale di un mese e mezzo di lavoro per l’industria finanziaria italiana.
Questi dati non hanno tuttavia evitato che alcuni deputati e senatori ritornassero sull’argomento con un tentativo di inasprimento su più voci. Il ragionamento è stato questo: la tassa sulle transazioni finanziaria è stata finora inefficiente e distorsiva perché ha esentato il 90% dei volumi di contrattazioni. L’assunto è tuttavia sbagliato in origine, spiegano gli operatori finanziari, in quanto la finanza globale consente agli operatori di spostare semplicemente la attività su altre piazze finanziarie internazionali. (riproduzione riservata)