Lo spauracchio è la Polonia, dove solo due mesi fa il governo, per trovare un modo spiccio di ridurre il debito pubblico sotto il 50% del pil, ha messo le mani sui fondi pensione. Come era già avvenuto in Ungheria nel 2006 e due anni dopo in Argentina. «Bisogna assolutamente evitare che i risparmi accantonati dai lavoratori per finalità previdenziali siano utilizzati per tappare qualche falla anche nel nostro bilancio pubblico», ha spiegato il presidente di Assofondipensione Michele Tronconi, durante l’assemblea annuale dell’associazione.
Come è avvenuto appunto in Polonia «tramite il trasferimento nelle casse dello Stato delle obbligazioni detenute dai fondi pensione, per un ammontare di oltre 40 miliardi», ha detto. In Italia c’è già qualcuno che starebbe pensando di fagocitare i fondi negoziali portandoli sotto l’egida dell’Inps. «Tentazioni da allontanare», continua Tronconi, che si dice però ben disposto affinché i fondi pensione, che gestiscono in tutto 34 miliardi di euro, possano contribuire al rilancio dell’economia italiana, orientando parte dei loro investimenti per lo sviluppo locale, gli investimenti infrastrutturali e il finanziamento delle piccole e medie imprese. «Bisogna individuare strumenti finanziari idonei che, in condizioni di sicurezza per gli iscritti ai fondi pensione, possano intercettare una parte consistente del flusso annuo di Tfr conferito alla previdenza complementare, con una ricaduta positiva sul sistema produttivo», spiega il presidente di Assofondipensione. Un dibattito sulle strade da perseguire è già stato avviato al ministero dell’Economia e pure alla Cassa Depositi e Prestiti, che potrebbe riservare emissioni di buoni dedicate ai fondi pensione, con il vincolo degli investimenti nell’economia reale. Per affrontare queste nuove sfide i fondi pensione si preparano anche a migliorare la propria governance mettendo anche insieme le forze, magari con un accorpamento dei fondi più piccoli o con la messa in comune di alcuni servizi. (riproduzione riservata)