In Europa si è sempre più consapevoli dell’importanza dell’azionariato attivo nelle società quotate. Già da tempo la Commissione Ue ha raccomandato agli investitori istituzionali di essere trasparenti sul modo con cui esercitano le loro responsabilità di soci, il che comprende in particolare la partecipazione alle assemblee delle società quotate e la trasparenza sul loro voto in sede assembleare.
Domanda. Come può essere definito l’engagement e qual è la differenza con l’azionariato attivo?
Risposta. L’engagement è il processo attraverso il quale l’investitore avvia un dialogo con l’impresa partecipata sulle questione sociali, ambientali e di governance per favorire l’adozione di codici di condotta responsabili. L’azionariato attivo, ossia l’esercizio del diritto di voto, è una delle modalità attraverso le quali tale processo può declinarsi.
D. Qual è la diffusione in Italia dell’engagement e quale invece all’estero ?
R. Gli asset oggetto di iniziative di engagement ammontano a 4.700 miliardi di dollari: gli Stati Uniti e il Canada sono le realtà più attive. Per quanto riguarda l’Europa, i dati pubblicati da Eurosif mostrano una crescita dei patrimoni interessati da iniziative di questo tipo: a fine 2011 si attestano a un valore pari a 1.950 miliardi di euro. La parte del leone viene giocata dal Regno Unito, che pesa circa il 50% sul totale degli asset oggetto di engagement, e a seguire dai Paesi Bassi, che contano invece una percentuale pari a circa il 25%. Per quanto riguarda l’Italia, l’engagement è ancora scarsamente sviluppato. Sono al momento operativi un gestore, una fondazione, un’impresa assicuratrice, una società di venture capital e due fondi pensione, per un valore degli asset di circa 18,5 miliardi di euro.
D. Qual è il contributo che i fondi pensione possono dare?
R. Per la loro finalità sociale ed economica e l’orizzonte temporale di riferimento, i fondi pensione sono i candidati ideali per l’adozione di politiche di engagement. Peraltro, tali strategie hanno un effetto neutro sulla composizione del portafoglio.
D. Quali sono i principi fondamentali delle nuove linee guida?
R. Le linee guida cercano di ripercorrere le diverse fasi attraverso le quali si articola il processo di engagement, dall’individuazione dei temi e delle società su cui operare all’esercizio dei diritti di voto, dall’articolazione della struttura di governo, attraverso la definizione dei compiti e la responsabilità dei vari soggetti coinvolti, alle modalità di comunicazione e rendicontazione.
D. Ampliando il discorso qual è la diffusione dell’investimento socialmente responsabile tra i fondi pensione italiani?
R. Dai dati del database Mefop, risulta che il 19% circa dei fondi pensione adotta strategie di investimento di questo tipo. Il dato sale al 28% circa per i fondi negoziali, scende al 17 e al 15% rispettivamente nel caso dei piani assicurativi e dei fondi pensione aperti. L’Italia è in ritardo rispetto ad altre realtà estere. Secondo i dati Eurosif di fine 2011, gli asset gestiti in Europa secondo criteri di investimento responsabile sono pari a 6.800 miliardi di euro. L’Italia pesa per circa il 7%.
D. Qual è la percezione dell’investimento etico tra gli operatori?
R. Pur registrando un crescente interesse nei riguardi degli investimenti responsabili, in Italia il sistema di previdenza complementare si divide ancora tra chi ne sostiene l’adozione, in virtù della coerenza con la finalità sociale dei fondi pensione, e chi invece ne smentisce l’opportunità, ritenendo che l’unico obiettivo che i piani pensionistici sono chiamati a perseguire è la creazione di valore aggiunto per l’iscritto. L’investimento responsabile è, indubbiamente, ancora limitato dalla mancanza di adeguate e specifiche conoscenze sul tema.
D. Dal punto di vista dei rendimenti come si è comportata la previdenza etica in Italia?
R. I fondi che hanno applicato politiche di investimento responsabile hanno evidenziato come l’adozione dei criteri etici abbia consentito di valutare opportunamente una dimensione di rischiosità che sfugge all’analisi tradizionale, ma che può tuttavia incidere significativamente sull’andamento delle quotazioni di un titolo. (riproduzione riservata)