Solo il 10% delle compagnie assicurative italiane si ritiene ben attrezzata per affrontare uno risalita dei tassi. È quanto emerge da un’indagine condotta da BlackRock su 206 clienti distribuiti tra Nord America, Asia Pacifico e area Europa, Medio Oriente e Africa, secondo la quale le assicurazioni del nostro Paese sarebbero le più impreparate del Vecchio Continente a gestire gli effetti di una normalizzazione in della politica monetaria. L’esposizione delle compagnie italiane ai titoli governativi è notoriamente molto elevata, anche per effetto delle regole imposte da Solvency II, che incoraggiano le assicurazioni a detenere bond di Stato in notevole quantità. «Nei prossimi 10 o 20 anni, tuttavia, il peso dei Btp nei portafogli di questi investitori è destinato inevitabilmente a scendere: l’evoluzione dello scenario di mercato, infatti», spiega Mark Azzopardi, managing director e membro del team Client Strategy di BlackRock Solutions, «li costringerà a costruire portafogli basati su un miglior compromesso tra ragioni di natura normativa e motivazioni economico-finanziarie». Oggi, infatti, le prospettive di risalita dei tassi riguardano soprattutto gli Stati Uniti, ma nei prossimi anni coinvolgeranno verosimilmente anche l’Europa, con implicazioni negative per molti segmenti del reddito fisso, compresi i governativi periferici. La soluzione che potrebbe evitare eventuali perdite da parte degli investitori, sovraccarichi di queste emissioni, è ancora una volta la diversificazione. «Attraverso delle semplici simulazioni si può osservare come, intervenendo con aggiustamenti anche marginali nella composizione di portafogli, si possono ottenere sistematicamente risultati migliori in termini di rendimento e riduzione della volatilità: la diversificazione risulta in ogni caso premiante», precisa Azzopardi, «riducendo i bond governativi e i corporate a favore di azioni europee o dei Paesi emergenti, bond ad alto rendimento, hedge fund o strumenti di private equity». Non sempre queste soluzioni sono adatte alle caratteristiche degli investitori istituzionali italiani, che tendono a manifestare un approccio molto conservativo: vengono privilegiate, in questo caso, le strategie alternative più simili al comportamento dei bond: «i prestiti obbligazionari destinati al finanziamento di progetti infrastrutturali, ad esempio», conclude Azzopardi, «sono favoriti rispetto agli strumenti di private equity». (riproduzione riservata)