di Giovanni Galli  

 

Lo stress è il secondo tra i problemi di salute legato all’attività lavorativa: colpisce, nei 28 stati membri dell’Unione, quasi un lavoratore su quattro con un costo annuo che viene stimato oltre i 25 miliardi di euro. Più della metà delle giornate lavorative perse è dovuta a stress.

Per sette lavoratori italiani su dieci i le cause più comuni sono legate alla riorganizzazione o al carico di lavoro. Oltre sei lavoratori italiani su dieci indicano fra le cause di stress anche la mancanza di sostegno da parte dei colleghi o superiori e comportamenti inaccettabili come il bullismo, le molestie o legano lo stress a ruoli e responsabilità poco chiari. Al contrario, solo quattro su dieci ritengono che i fenomeni di stress siano rari mentre uno su venti nega addirittura si verifichino fenomeni del genere.

«Adottando il giusto approccio», spiega Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio nazionale degli psicologi, «i lavoratori e le aziende possono vincere questa battaglia che – quando legata all’attività lavorativa – è prevenibile e l’azione condivisa volta a contenere tale problema può essere molto incisiva». Di queste problematiche si è da tempo fatto interprete il Consiglio nazionale di categoria che ha recentemente condotto uno specifico studio al riguardo.

«In Italia», continua Palma, «si è dato il giusto peso al fenomeno e la nostra legislazione è all’avanguardia nel campo della prevenzione dei rischi compreso lo stress lavoro correlato. Le misure aziendali di prevenzione possono tuttavia essere molto migliorate con ricadute positive sia sui lavoratori sia sulle aziende in termini di salute, produttività e minori costi».