di Stefania Peveraro

 

Nei primi sei gruppi bancari italiani i crediti deteriorati hanno ormai superato il 10% del valore del totale dei prestiti erogati alla clientela, per un importo che a fine settembre scorso aveva raggiunto quota 123 miliardi di euro al netto delle rettifiche. Un anno prima erano 10 miliardi in meno, cioè 113 miliardi, pari all’8,7% del totale dei crediti.

E di questi 123 miliardi di euro, quasi 52 miliardi sono catalogati come sofferenze (il 4,24% dei crediti netti), contro i 46 miliardi di un anno prima (3,54%). Questi dati emergono dall’indagine periodica effettuata da MF-Milano Finanza sui conti trimestrali dei gruppi Unicredit,Intesa Sanpaolo,Monte dei Paschidi Siena, Ubi Banca, Banco Popolare eBanca Popolare di Milano. L’analisi indica anche che Mpsnel terzo trimestre dell’anno ha superato in negativo il Banco Popolare in termini di valore delle attività deteriorate sul totale dei crediti (al netto delle svalutazioni) arrivando al 14,8% dal 13,79% di fine giugno, quando il Banco era invece a quota 13,83% (a fine settembre era salito al 14,59%). E sempre il Monte dei Paschi di Siena è in cima alla classifica delle sofferenze nette, cresciute per la banca toscana al 6,2%.

 

Il tutto mentre a settembre, secondo gli ultimi calcoli dell’Abi, le sofferenze nette per l’intero sistema bancario italiano si erano portate a 75,2 miliardi di euro, in aumento del 28,26% rispetto a un anno prima; tale valore rappresenta il 4,03% del totale dei crediti e si confronta con il 3,03% di fine settembre 2012. Contemporaneamente prosegue la frenata del credito: alla fine dello scorso settembre lo stock di credito erogato alla clientela al netto delle svalutazioni dai primi sei gruppi bancari era di 1.225 miliardi, in calo di oltre 85 miliardi rispetto a un anno prima (-6,17%), quando si attestava a oltre 1.305 miliardi di euro. Questa tendenza risulta confermata a livello di sistema dall’Abi; l’associazione ha calcolato che a fine ottobre il totale degli impieghi delle banche italiane a famiglie e imprese non finanziarie era diminuito del 3,51% a 1.429 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Quanto alle singole banche, i gruppi più virtuosi restano Unicredit e Intesa Sanpaolo, i quali hanno attività deteriorate in rapporto al totale dei crediti pari rispettivamente all’8,82 e all’8,81%, quindi ben inferiori rispetto alla media dei sei gruppi bancari considerati. In particolare, Unicredit ha visto aumentare i crediti deteriorati netti solo dell’1%, mentre Intesa Sanpaolo, Banco Popolare e Banca Popolare di Milano hanno registrato un aumento del 4%. Seguono Mps con un +5% e il Banco Popolare con un +7% (al netto di Italease). Unicredit, in particolare, unica tra le banche prese in considerazione, ha registrato un calo dell’8,7% delle rettifiche nette sui crediti rispetto a un anno prima: esse sono scese a 4,44 miliardi dai 4,87 miliardi di euro di fine settembre 2012. Tuttavia, segnala Value Partners in uno studio sulle banche italiane appena pubblicato, mentre il costo del credito (calcolato come rapporto tra rettifiche nette annualizzate su crediti alla clientela e crediti netti) è diminuito a 111 punti base a livello di gruppo dai 117 punti di fine settembre 2012, ci sono ancora segnali di debolezza nelle attività italiane con un costo del credito di ben 201 punti base.

 

Le altre maggiori banche italiane hanno tutte visto aumentare le rettifiche su crediti nel terzo trimestre dell’anno. Sempre gli analisti di Value Partners calcolano che nel periodo luglio-settembre 2013 il costo del credito più alto tra i primi sei gruppi bancari è stato registrato dal Monte dei Paschi con 151 punti base per 1,54 miliardi di euro di rettifiche nette, in aumento del 18,5% dagli 1,3 miliardi di un anno prima (119 punti base). Alto anche il costo del credito di Intesa Sanpaolo: 149 punti base per 4 miliardi di euro di rettifiche nette dai 3,25 miliardi di un anno prima (115 punti), per la rigorosa e prudenziale politica di accantonamenti. Più contenuto, ma sempre in netto aumento, il costo del credito per il Banco Popolare (da 86 a 102 punti base con un +14,7% di rettifiche nette a 689 milioni di euro), Banca Popolare di Milano (da 80 a 101 punti base con un +24,5% di rettifiche a 261 milioni di euro) e Ubi Banca (da 69 a 84 punti base con un +16,6% di svalutazioni a 577 milioni di euro).

 

Tutti numeri che si confrontano con i 12,5 miliardi di euro di rettifiche nette dei primi otto istituti bancari italiani (tenendo conto quindi anche dei 591 milioni di Banca Popolare dell’Emilia Romagna e dei 394 milioni di euro di Carige), pari a un costo del credito medio di 126 punti base contro i 109 punti di fine settembre 2012, per 11,7 miliardi di svalutazioni. Questa situazione non ha mancato di pesare sui proventi operativi delle banche considerate, che sono scesi a 42,7 miliardi dai 46,3 miliardi di un anno prima, soprattutto a causa della compressione del margine di interesse, che a fine settembre rappresentava il 52% dei proventi operativi contro il 55% di un anno prima. (riproduzione riservata)