di Andrea Montanari

 

Nessun rischio commissariamento per la Fondazione Carige. È questa la novità più importante emersa dal lungo vertice che si è tenuto ieri pomeriggio a Roma tra il presidente vicario dell’ente, Pierluigi Vinai, e i dirigenti del ministero delle Finanze.

Ma il Tesoro, soddisfatto dell’esito dell’incontro, secondo quando si è appreso in serata, ha chiesto al massimo esponente della Fondazione di avviare tempestivamente la vendita di un pacchetto di azioni di almeno 20 o al massimo 30 milioni di titoli, da collocare a piccoli lotti sul mercato. L’operazione verrà approvata dal consiglio d’indirizzo, che verrà convocato questa mattina d’urgenza da Vinai per la giornata di giovedì 21 novembre. Il consesso dovrà esprimersi anche sul nome del nuovo presidente dell’ente (in corsa ci sono l’ex manager di Finmeccanica Remo Pertica, Giovanni Maria Flick, Luciano Pasquale, Giuseppe Casale e Lorenzo Caselli).

Dalla cessione di azioni Carige la Fondazione conta di incassare tra i 13 e i 17 milioni, considerato che attualmente il titolo della banca ligure tratta a 0,53 euro (con un saldo negativo da inizio anno del 31,21%).

Adeguandosi alla richiesta del dicastero guidato da Fabrizio Saccomanni, l’ente che oggi controlla il 46,66% dell’istituto presieduto da Cesare Castelbarco Albani si diluirà di pochissimo visto che, se saranno venduti effettivamente 30 milioni di azioni, al termine del collocamento la quota della Fondazione scenderà al 45,28%.

Più difficile invece pare al momento la smobilizzazione della quota (0,6%) detenuta in Cassa Depositi e Prestiti, anche perché produce dividendi e ha un valore decisamente più stabile nel tempo. In questo caso dovrebbero essere le altre fondazioni bancarie a provvedere all’acquisto. E va proprio in questa direzione l’incontro di ieri pomeriggio tra Vinai e gli esponenti dell’Acri, l’associazione che riunisce le casse di risparmio, presieduta da Giuseppe Guzzetti: il meeting si è tenuto prima della visita di Vinai a Via XX Settembre.

Con la garanzia ottenuta da Saccomanni, la Fondazione non rischia più il commissariamento, ipotesi ventilata nelle settimane scorse. Soprattutto alla luce delle risposte ritenute non esaustive inoltrate da Genova a Roma sul tema del rapporto con lo Ior. Il Tesoro infatti si era soffermato, nella missiva che di fatto ha portato al defenestramento dell’ex presidente Flavio Repetto, sulla cessione dei diritti relativi alla sottoscrizione del prestito obbligazionario lanciato dall’istituto ligure nel 2010 e sottoscritto dalla banca vaticana e dalla Fondazione Crt, e al successivo riacquisto da parte dell’ente che controlla Carige della porzione di bond in possesso dello Ior. Un’operazione costata più di 100 milioni e che ha di fatto minato la stabilità patrimoniale e la capacità di erogazione al territorio da parte dello stesso ente. A questo punto è probabile che da Roma partiranno nuove richieste di chiarimenti sulla vicenda, e non è da escludere che al termine del procedimento emergano responsabilità a livello personale.

Nel frattempo dal ministero dell’Economia non sono arrivate indicazioni circa il nome del prossimo presidente della Fondazione: l’unica raccomandazione arrivata a Vinai è che si tratti di un nome nuovo. Insomma, il consiglio d’indirizzo che domani approverà anche il documento programmatico per il 2014 dovrà trovare una personalità al di fuori della mischia.

Intanto, a partire da ieri Carige Italia ha messo a disposizione un plafond di 10 milioni destinato a «sostenere economicamente tutti coloro che abbiano subito danni a seguito dei recentissimi eventi calamitosi, abbattutisi in particolare nelle province di Olbia-Tempio Pausania e Nuoro» in Sardegna. In via eccezionale, «Carige Italia ha inoltre deciso di non applicare su tali prestiti né diritti di istruttoria né spese legate alla riscossione delle rate», si legge nella nota della banca. (riproduzione riservata)