Si avvia a conclusione la partita per il riassetto di CityLife, il maxi-progetto immobiliare nell’area Fiera a Milano, che vede coinvolti Generali Assicurazioni, con il 67%, e Allianz che detiene il restante 33%.
Chiuso un capitolo, per Generali rischia però di riaprirsene subito un altro. Si tratta delle possibili azioni di responsabilità nei confronti del precedente management della compagnia, in particolare dell’ex ad Giovanni Perissinotto e dell’ex dg Raffaele Agrusti, per quanto riguarda gli investimenti in private equity e fondi alternativi. A marzo scorso, alla fine del processo di asset review commissionato dal nuovo management, era stato lo stesso Greco a chiarire di non voler aprire il vaso di Pandora e di non essere interessato a «fare dei processi alla società». Ma in una lettera del 30 ottobre scorso l’Ivass, l’autorità di controllo assicurativa, ha chiesto al consiglio di amministrazione della compagnia di pronunciarsi nuovamente in merito all’azione di responsabilità dei due manager, motivandone adeguatamente la decisione assunta.
Ieri il cda della compagnia riunito per approvare i conti dei nove mesi (che saranno diffusi questa mattina) ha intanto risposto alle richieste di informazioni arrivate nel frattempo dalla Consob che chiedeva anch’essa chiarimenti sul tema delle azioni di responsabilità per gli investimenti passati. Generali ha fatto sapere che «sulla scorta del parere legale acquisito è anzitutto risultato escluso qualsiasi profilo di rilevanza penale nei comportamenti emersi», mentre dal punto di vista civilistico, si è deciso di non procedere ad azioni di responsabilità «in considerazione della difficoltà di collegare le irregolarità emerse a danni risarcibili a norma di legge», tenuto contro tra l’altro «che taluni investimenti oggetto di indagine non sono ancora giunti a scadenza». Per quanto riguarda il rapporto con Agrusti, che uscirà definitivamente dal gruppo a fine anno e che lo scorso ottobre ha già lasciato la guida di GeneraliItalia, la compagnia ha fatto sapere di avere riconosciuto al manager 5,2 milioni lordi e di aver preferito la «risoluzione consensuale del rapporto» in considerazione del «rischio che una soluzione contenziosa conducesse a conseguenze più onerose per la società». Ora però, alla luce della richiesta dell’Ivass, il caso dovrà essere di nuovo riesaminato, analizzando in particolare anche «l’adeguatezza del trattamento di fine rapporto dei due manager (la buonuscita di Perissinotto è stata di oltre 10 milioni, ndr)» e «considerando che l’eventualità di ricorrere a clausole di claw back», scrive l’autorità, ovvero di richiesta indietro di parte dei pagamenti. Oggi intanto, come detto, saranno diffusi i conti dei nove mesi: l’attesa degli analisti è di un risultato operativo netto di 3,4 miliardi e di un utile netto di 1,5 miliardi. (riproduzione riservata)