di Andrea Montanari

Toccherà a Piero Montani delineare i contorni del nuovo business plan di Carige già in fase di elaborazione, trovare il compratore delle compagnie assicurative per evitare che la banca debba lanciare un maxi aumento da 800 milioni imposto da Banca d’Italia, operazione quest’ultima che potrebbe prefigurare l’ingresso di nuovi soci.

Ieri il banchiere genovese, classe 1954, è stato cooptato nel cda dell’istituto ligure (si è dimesso il consigliere Luigi Gastaldi che ha poi assunto i galloni di vicepresidente della controllata Carige Italia, al posto di Alessandro Repetto numero due della capogruppo) e nominato amministratore delegato, carica che formalmente assumerà nei prossimi giorni visto che a tutt’oggi resta consigliere delegato di Bpm(vedere articolo in pagina), banca dalla quale non si è ancora dimesso. «Il cda ha individuato, su proposta del presidente Cesare Castelbarco Albani, nella persona di Piero Montani la candidatura più idonea a ricoprire la nuova posizione apicale», si legge nella nota diramata ieri da Carige. «Il presidente e il consiglio hanno formulato un caloroso augurio di buon lavoro all’ad confidando che il medesimo, forte di un’esperienza di prim’ordine maturata al vertice di alcune delle principali realtà bancarie e finanziarie nazionali (Rolo Banca 1473, Popolare Verona e Novara, Antonveneta, Poste Italiane, Mediocredito Centrale e, infine, Bpm, ndr), possa procedere nei tempi previsti al raggiungimento degli importanti e strategici traguardi che il gruppo merita».
Tra questi la cessione degli asset assicurativi finiti nel mirino di un primario gruppo del Nord Europa, verosimilmente danese.

Montani in questa prima fase sarà affiancato dall’ex dg (carica incompatibile per statuto con quella di ad) Ennio La Monica, al quale è stato chiesto di restare in azienda. Ma non è da escludere che in futuro La Monica possa uscire dall’istituto o cambiare incarico in seno al gruppo (Carige Italia?).

Montani dovrà adesso valutare, di concerto con la presidenza, se sarà il caso di aprire il capitale della controllata Cesare Ponti o se cedere quote nelle banche toscane. O, in alternativa, trovare un partner industriale proprio per Carige Italia, opzione quest’ultima finora esclusa.

Sempre ieri il cda di Carige ha deliberato all’unanimità «di esprimersi favorevolmente» nell’assemblea di Carige Assicurazioni del 4 novembre «alla promozione di un’azione di responsabilità nei confronti degli ex ad Ferdinando Menconi e Diego Fumagalli». Un’altra mossa conseguente alla moral suasion di Bankitalia e dell’Ivass.

Chiuso per ora il capitolo bancario, oggi si definiranno le sorti della Fondazione che ha il 46,66% dell’istituto. Il consiglio d’indirizzo, convocato su richiesta di 17 dei 28 membri, si esprimerà sulla sfiducia al presidente Flavio Repetto. Imprenditore che vuole andare alla conta perché non intenzionato a mollare la carica tanto che, a quel che si apprende, in caso di sconfitta non lascerà il posto in consiglio d’indirizzo. In questo caso il nuovo presidente dell’ente dovrà essere scelto tra gli altri membri del board. Se, invece, Repetto uscirà definitivamente di scena, nell’arco dei prossimi 10 giorni andrà individuato un nuovo presidente. Figura sulla quale vigila il presidente della Cei e arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco. (riproduzione riservata)