Gli operai che asfaltano le strade rischiano di ammalarsi di cancro. A questa conclusione è giunta l’agenzia francese per la sicurezza sanitaria, che ha smentito l’atteggiamento di tranquillità ostentato dagli imprenditori del settore stradale, secondo i quali il bitume non è cancerogeno.
La presa di posizione arriva dopo che nei mesi scorsi la società Eurovia, del gruppo transalpino Vinci, era stata giudicata colpevole dalla Corte d’appello di Lione, di «negligenza inescusabile» in seguito alla morte di un operaio che aveva contratto un tumore.
La materia è comunque complessa. Basti pensare che i bitumi comprendono oltre 10 mila composti chimici: perciò, sostengono gli esperti, è impossibile stilare una lista precisa. Alcuni di essi sono tossici: gli idrocarburi aromatici policiclici, tra cui il benzopirene; o, ancora, i composti organici volatili, noti per i loro effetti sanitari deleteri. L’agenzia avverte: il rischio esiste ed è necessario prevenirlo e ridurre l’esposizione. Tra le misure da attuare, viene suggerita la riduzione dei fumi, dell’impatto del calore, dell’esposizione ai prodotti bituminosi e, al tempo stesso, ai raggi solari. Inoltre, poiché la maggior parte degli attuali lavori stradali riguarda il rifacimento della rete esistente, con operazioni di riciclo e di sistemazione di vecchi rivestimenti, occorre sorvegliare attentamente i lavoratori per limitare al massimo i danni.
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