di Luca Gualtieri
Il Monte dei Paschi intende privilegiare i suoi attuali azionisti nell’aumento di capitale da 2,5 miliardi che dovrà essere lanciato entro la fine del 2014. L’operazione di irrobustimento patrimoniale è il perno intorno a cui ruota il piano di risanamento approvato lunedì scorso, e servirà per ripagare entro il 2014 ben tre miliardi di Monti bond.
Ieri l’amministratore delegato Fabrizio Viola ha spiegato cheMps non ha ancora deciso nulla, ma che la strada dell’opzione ai soci per l’aumento è quella da privilegiare. Secondo il banchiere la tempistica dell’operazione dipenderà dal mercato e dal grado di appetibilità del titolo tra gli investitori, con i quali la banca probabilmente si incontrerà dopo la trimestrale. Qualche adesione però comincia ad arrivare. Proprio ieri il presidente e ceo di Axa, Henri de Castries, ha infatti dichiarato in un’intervista che il colosso assicurativo francese (socio di minoranza di Mps al 2,05%) è disponibile a partecipare all’aumento. «Siamo pronti a mantenere la nostra quota di azionariato, contribuendo alla ricapitalizzazione», ha spiegato de Castries. Parole accolte con vivo entusiasmo dallo stesso Viola: «è una delle più belle notizie che ho avuto da tempo». Secondo indiscrezioni raccolte in ambienti finanziari, è peraltro possibile che anche altri soci importanti del Monte partecipino all’aumento. Per esempio, la famiglia Aleotti (gruppo Menarini), entrata nella compagine azionaria della banca senese nel 2012 e oggi secondo azionista al 4%. Già nel luglio scorso peraltro Lucia Aleotti non aveva escluso la possibilità di aumentare la quota. Operazione ora assai più allettante che in passato, visto che l’assemblea straordinaria ha rimosso il limite al 4% ai soci privati. Edoardo Caltagirone invece, accreditato a poco meno dell’1%, ha una posizione più attendista: «Stiamo a guardare». La stessa cautela si respira dalle parti di Unicoop, terzo azionista di Mps al 2,7%. Anche se le prime adesioni stanno arrivando, l’aumento resta comunque un passo assai impegnativo, che Banca Imi ha recentemente definito a «forte rischio di esecuzione». La Fondazione Mps infatti, oggi azionista di maggioranza relativa con meno del 34%, non ha risorse finanziarie sufficienti per impegnarsi pro quota e, per il momento, non si vedono cavalieri bianchi all’orizzonte.
Il piano di ristrutturazione 2013-2017 prevede anche esuberi per 8 mila unità (5.300 ancora da effettuare) e ieri Viola ha voluto giustificare la decisione presa spiegando che la minore crescita dei ricavi deve essere compensata agendo sui costi. «Il percorso va nella direzione di ripristinare il rendimento del capitale come è stato indicato», ha continuato il banchiere, facendo riferimento al rendimento del 9% sul capitale tangibile. In ogni caso ha poi evidenziato la necessità di un accordo con le organizzazioni sindacali in merito al fondo di solidarietà per la gestione degli esuberi. (riproduzione riservata)