Sui mercati il vento sta cambiando. Dopo un lungo periodo di tassi ai minimi, il mondo deve prepararsi a un nuovo trend che gradualmente porterà a un innalzamento dei rendimenti dei titoli di Stato. Se a breve non è previsto un rialzo del costo del denaro da parte delle Banche Centrali non bisogna illudersi, perché questa volta la liquidità si ridurrà probabilmente come conseguenza di una riduzione dei prezzi dei T-bond.
I primi segnali di questo trend ci sono già stati.
Dopo anni di dominio incontrastato dei fondi obbligazionari, il timore di rialzo dei tassi negli Stati Uniti ha spinto gli investitori a rivedere l’asset allocation. È quanto sta avvenendo sia negli Stati Uniti sia in Europa. In base ai dati di Morningstar, ad agosto il Pimco Total Return Bond, il fondo gestito dal guru Bill Gross, ha registrato deflussi per 1,1 miliardi di euro in Europa. «Da inizio anno, la versione europea del fondo obbligazionario diversificato Usa mostra un tasso di crescita negativo (-19,74%), il che significa che gli asset si sono ridotti di quasi un quinto rispetto a gennaio», si legge nell’analisi di Morningstar. Le difficoltà del maggiore fondo di investimento al mondo ad attrarre nuovi investitori sono il segnale del nervosismo sul mercato obbligazionario.
Ma dove va chi fugge dai bond? «Gli investitori hanno evitato le azioni dei Paesi emergenti e i bond preferendo fondi bilanciati e alternativi.
In particolare, della fuga dai mercati emergenti hanno beneficiato gli azionari large cap europei e dell’Eurozona, comparti prima poco amati», risponde Ali Masawah del team europeo di Morningstar.
Una parte guarda all’Europa perché è cambiato il sentiment verso il Vecchio continente. Come dimostra anche uno studio di Goldman Sachs dedicato proprio alle borse europee. Secondo gli strategist dell’investment bank è il momento di scommettere sulle azioni europee perché potranno beneficiare di una ripresa dell’economia, di valutazioni ragionevoli e di un miglioramento dei risultati operativi. Secondo Goldman Sachs un segnale positivo arriva negli ultimi 12 mesi nel corso dei quali i fondi d’investimento hanno acquistato azioni europee per 80 miliardi di euro. Ma la quota di allocazione all’equity è ancora bassa ed è destinata a salire. Aggiunge Andreas Utermann di Allianz Global Investor: «L’abbondante liquidità immessa dalle banche centrali manterrà i tassi a breve vicino allo zero, i rendimenti a lungo termine al di sotto del livello di equilibrio e i rischi inflazionistici al rialzo». Secondo Utermann, considerato che la maggior parte delle risorse finanziarie globali è investita in strumenti liquidi a brevissimo termine, la repressione finanziaria portata avanti dagli Stati per ridurre i loro debiti resta ancora un effettivo pericolo per gli investitori. «Confermiamo quindi la nostra convinzione per cui non c’è alternativa se non quella di investire nei risk asset», afferma Utermann.
Anche in questo caso arriva un semaforo verde per le borse.
Se il passaggio verso i fondi azionari ancora spaventa, molti preferiscono avvicinarsi alle borse puntando sui fondi bilanciati. Non è un caso che negli ultimi mesi abbiano registrato un boom di raccolta i fondi flessibili che vengono proposti come primo passo verso un’esposizione più spostata verso l’equity. In base all’ultima Mappa di Assogestioni i fondi flessibili da inizio anno hanno raccolto 20,6 miliardi e si attestano quindi come la categoria con un migliore flusso di sottoscrizioni. Il trend riguarda tutta l’Europa. Sempre in base ai dati Morningstar le categorie più colpite dai riscatti nel mese di agosto sono state quelle degli obbligazionari globali e dei Paesi emergenti, in particolare asiatici. In termini di società, JP Morgan è quella che da inizio anno ha raccolto di più, con 17, 4 miliardi di euro attratti, BlackRock segue con 16,1.
In Italia negli ultimi mesi la raccolta ha premiato proprio i gestori con un brand più legato all’azionario come appunto BlackRock, JP Morgan e Morgan Stanley. Mentre frena la crescita di Templeton, che ha tra i fiori all’occhiello della sua offerta il fondo obbligazionario, il Templeton Global Total Return, gestito da Michael Hasenstab. Templeton, pur restando il primo operatore estero in Italia per patrimonio totale e raccolta da inizio anno, ad agosto ha registrato flussi netti positivi di soli 40 milioni di euro.
Invesco ha scelto di puntare sui fondi bilanciati già da tempo e i dati di raccolta la premiano.
Peraltro nel passaggio verso una maggiore presenza di azioni in portafoglio la via del risparmio gestito appare oggi quella preferita perché meno rischiosa del fai-da-te. Un segnale arriva anche dall’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2013, curata dal Centro Einaudi e da Intesa Sanpaolo, basata su un sondaggio Doxa. Dall’analisi emerge che gli italiani si sentono disorientati quando devono fare scelte di asset allocation. E questo potrebbe favorire la ripresa del risparmio gestito già in atto. Tanto più che la diffusione del risparmio affidato ad asset manager (pari al 10%) è ancora limitata e inferiore a quella degli altri Paesi europei, «ma tutto fa pensare che sia destinata a crescere se gli operatori sapranno cogliere i bisogni delle famiglie e rispondervi adeguatamente», si legge nell’indagine. Se i gestori esteri hanno puntato sulle formule classiche dei fondi, le sgr italiane preferiscono i prodotti obbligazionari o flessibili, molti dei quali sono simili nel funzionamento ai Btp: offrono cedole periodiche e hanno una scadenza. D’altra parte, disinvestire prima non è sempre conveniente per il sottoscrittore e quindi questi comparti assicurano una raccolta stabile alle sgr. Dietro alla forte ripresa della raccolta netta dei fondi dell’ultimo anno (quasi 42 miliardi da luglio 2012 ad agosto 2013) c’è proprio il ritorno delle banche, tramite le proprie sgr, a collocare questi nuovi fondi perché, dopo anni di disaffezione, oggi sono meno oppresse sul fronte della raccolta e puntano a compensare i minori margini sull’attività tradizionale. Questi fondi, secondo i regolamenti della Banca d’Italia, consentono di prelevare una commissione di collocamento alla fine del periodo di sottoscrizione, commissione che può anche superare il 3,5%.
Di qui l’intensa innovazione di prodotto, che serve proprio ad attirare i sottoscrittori. E quest’anno le sgr iniziano a inserire nei nuovi lanci una componente maggiore di azioni per cavalcare la ripresa delle borse e in una fase di tassi che potrebbero risalire, ma sempre conservando la formula del fondo a scadenza con le cedole. I nuovi nati registrano al momento del lancio raccolta record, ma adesso ci si chiede per quanto durerà questo fenomeno perché i sottoscrittori sono allettati dalle cedole, ma sono costretti a restare investiti in questi fondi fino alla scadenza se non vogliono incappare in commissioni di uscita che sono intorno al 3%. (riproduzione riservata)