In Italia ci sono 96 banchieri che guadagnano più di 1 milione di euro (i cosiddetti high earners). Sono di più in Spagna (125), Francia (162), Germania (170), ma soprattutto nel Regno Unito, che stacca di gran lunga tutti gli altri Paesi (2.436). Questi dati sulle remunerazioni nell’Ue, pubblicati dall’Eba e riferiti al 2011, spiegano la battaglia sui bonus condotta dal governo britannico, l’unico che ha votato contro la direttiva Crd 4, quella che contiene le nuove norme sugli stipendi, assieme alle regole di Basilea 3 (la direttiva è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 27 giugno).
I 2.436 banchieri della City con retribuzione superiore a 1 milione di euro, in gran parte attivi nell’investment banking (1.809), hanno ottenuto in totale 784 milioni di retribuzione fissa, a cui si aggiunge un ammontare variabile di 2,7 miliardi di euro: la media complessiva per banchiere è di 1,4 milioni. Il valore pro-capite in Italia è comunque superiore, poiché supera gli 1,6 milioni. Gli italiani superpagati sono dunque meno, ma guadagnano di più. In valore assoluto le retribuzioni fisse totali degli high earner sono state pari a 83 milioni, quelle variabili a 75 milioni. Il peso dei bonus sul totale è dunque inferiore in Italia: la retribuzione variabile incide per il 47% dello stipendio totale, mentre la percentuale sale al 78% nel Regno Unito.
Rispetto all’anno precedente è sceso in Italia sia il numero degli strapagati (erano 119 nel 2010) che la loro retribuzione media (superava i 2 milioni di euro). I valori si sono ridotti anche nel Regno Unito: nel 2010 c’erano 2.525 high earner, che guadagnavano in media più di 2,3 milioni ciascuno. In quell’anno la City ha prodotto remunerazioni variabili per oltre 5 miliardi di euro, ammontare che dunque si è quasi dimezzato nel giro di un anno.
I dati sono stati raccolti dall’Eba, come previsto dalla direttiva Crd 3, che era stata la prima a introdurre novità sugli stipendi dei banchieri. Secondo la legislazione Ue, la remunerazione variabile deve essere per almeno il 50% in azioni; inoltre una quota sostanziale, almeno il 40%, deve essere differita per un periodo di tempo non inferiore a 3-5 anni. Le nuove regole, che vogliono legare le remunerazioni ai risultati e ai rischi assunti, stanno già avendo effetti. Nel 2011, ha sottolineato Banca d’Italia, le remunerazioni corrisposte ai vertici del management dei primi cinque gruppi sono diminuite in media del 25% rispetto all’anno precedente, e del 20% per i primi 15 gruppi quotati (al netto dei compensi di fine rapporto). Nel frattempo la Ue, con la direttiva Crd4, ha varato una nuova stretta sui bonus, nonostante l’opposizione del Regno Unito: a partire dalle gratifiche pagate nel 2015 (quelle a valere sull’esercizio 2014) le remunerazioni variabili non potranno superare quelle fisse, se non con il via libera degli azionisti (e in tal caso non potranno superare il livello doppio). Ma a chi si applicheranno queste norme? Secondo l’Eba, che ha aperto una consultazione in materia, la stretta dovrebbe applicarsi a tutti i banchieri la cui remunerazione totale supera 500 mila euro. Se così fosse, i banchieri coinvolti aumenterebbero in misura significativa. Uno studio di Pwc ha rilevato che se passerà la linea dell’Eba le persone colpite dalle nuove regole saranno dieci volte più numerose di quelle calcolate nelle stime di partenza.
Il faro su remunerazioni e bonus è stato acceso anche a livello nazionale. Bankitalia ha imposto che le banche in perdita non distribuiscano remunerazioni variabili e dividendi. Inoltre di recente Palazzo Koch ha allargato anche alle banche medio-piccole gli obblighi informativi previsti per gli istituti maggiori. Le linee guida dell’Eba (legate alla direttiva Crd3) prevedono che le autorità nazionali raccolgano dati dettagliati sui compensi dei cosiddetti risk taker (il personale più rilevante) delle banche con attivo superiore a 40 miliardi. Bankitalia ha esteso l’obbligo «per finalità nazionali» anche alle banche il cui attivo è compreso tra 3,5 e 40 miliardi. Tra i top manager italiani, nel 2012 Enrico Cucchiani (ad di Intesa Sanpaolo) ha ricevuto compensi per 2,66 milioni, Federico Ghizzoni (suo omologo di Unicredit) per circa 2 milioni di euro, Alberto Nagel (ad di Mediobanca) per 1,9 milioni. (riproduzione riservata)