Pagina a cura di Duilio Lui  

Le ultime stime sull’intero 2013 indicano una crescita intorno al 3,80%. Un dato che conferma il buono stato di salute del factoring nonostante lo scenario economico negativo. Ma, al di là dei numeri, il settore è al centro di grandi trasformazioni per cercare nuovi spazi in linea con le esigenze di mercato, offrendo nuove possibilità alle aziende in grado di coglierne le potenzialità.

Misura anticrisi.

Detto in soldoni, il factoring è un contratto attraverso il quale l’azienda cliente cede a una società specializzata (il factor) i propri crediti esistenti o futuri (relativi per esempio a contratti ancora da stipulare). La cessione può avvenire in due forme: pro soluto, in cui il rischio d’insolvenza del debitore è trasferito alla società di factoring, o pro solvendo (cioè salvo buon fine), in cui il soggetto che cede il credito rimane coinvolto in caso di mancato incasso da parte del factor.

Il pagamento del servizio di factoring è basato su una commissione e, se è previsto un anticipo dei crediti, su interessi calcolati in base alle condizioni di mercato. In genere il factor fornisce una serie di servizi connessi, per esempio l’amministrazione, la riscossione o il recupero del credito stesso, ed eroga un’anticipazione finanziaria rispetto alla sua naturale scadenza. In questo modo il factoring rappresenta anche un importante strumento di autofinanziamento del mondo produttivo, e permette di trasformare in variabili i costi fissi connessi alla gestione dei crediti.

 

Secondo semestre in ripresa. Secondo le rilevazioni di Assifact (l’associazione che racchiude gli operatori di settore), a fine aprile il turnover risultava in calo del 43,6% nel confronto a dodici mesi, ma già il dato di giugno dovrebbe indicare un miglioramento dello scenario (-3,11% stimato), per poi svoltare in maniera decisa nel secondo semestre, in modo da chiudere l’intero anno in corso con una crescita media del turnover pari al 3,80% e dell’outstanding dell’1,87%. Un trend al rialzo al quale probabilmente contribuisce la capacità di garantire tassi d’interesse in linea o addirittura più bassi rispetto a quelli degli altri strumenti finanziari, come risulta dalle rilevazioni periodiche effettuate dalla Banca d’Italia sui tassi di interesse effettivi globali medi: 4,14% per operazioni oltre 50 mila euro e 7,07% sotto 50 mila euro. Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact e professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università di Roma Tor Vergata, legge la tendenza positiva anche alla luce della «minore rischiosità del prodotto, strettamente connesso alla gestione dei crediti vantati dalle imprese verso la propria clientela. Da questo derivano le peculiari modalità di valutazione e concessione del credito nel rapporto di factoring, nell’ambito del quale, contrariamente a quanto accade per i finanziamenti tradizionali, il factor valuta non solamente l’impresa che cede i crediti, ma anche la qualità dei crediti stessi e quindi dei debitori».

 

Le iniziative degli operatori. Proprio in relazione a queste caratteristiche tipiche dell’operazione di factoring, Assifact ha avviato due importanti iniziative volte a migliorare l’ampiezza e la qualità delle informazioni disponibili nell’ottica di ridurre le asimmetrie informative e i rischi. La prima è il servizio Dap («Database delle abitudini di pagamento») che rappresenta un database consortile degli operatori del settore sulle abitudini di pagamento della clientela inerenti le transazioni commerciali fra imprese. La seconda, denominata Grifo, supporta il governo dei rischi operativi nelle società di factoring attraverso un database associativo per la rilevazione degli effetti e delle implicazioni degli imprevisti operativi nell’attività.

Renato Martini, amministratore delegato di UniCredit Factoring rileva una forte crescita della domanda di factoring indiretto (o reverse factoring), «attraverso il quale i grandi gruppi possono supportare la propria filiera di fornitori, riducendo i tempi di incasso o fornendo condizioni competitive di accesso al credito, e ottenendo nello stesso tempo importanti benefici di riduzione dei costi amministrativi», spiega. «Questi accordi di filiera sono caratterizzati da una forte componente di innovazione tecnologica: attraverso nuove piattaforme software appositamente sviluppate è possibile lo scambio di informazioni in tempo reale e la gestione di somme importanti per un numero anche molto elevato di operazioni».

Martini osserva inoltre «una crescente domanda di operazioni di factoring internazionale, che consentono di supportare le aziende esportatrici, vero motore della crescita per l’economia italiana, attraverso accordi di collaborazione internazionale o appoggiando le operazioni sulle società specializzate di riassicurazione».

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