Pagina a cura di Francesca Vercesi  

Al netto delle forti oscillazioni dei mercati, il mondo della promozione finanziaria gode di buona salute. Un po’ grazie alle banche (al cui interno si raccoglie molto del risparmio del Paese) che hanno dato una spinta ai ricavi da commissioni, compensando così margini di interesse quasi azzerati, e un po’ perché i professionisti vanno sempre più alla caccia di portafogli ricchi.

Sta di fatto che le reti di consulenti hanno dimostrato di saper meglio assistere clienti desiderosi prima di tutto di tutelare i risparmi nel bel mezzo della crisi rispetto alle reti bancarie tradizionali. «In questa fase si creerà maggior competizione nella fascia alta del mercato. Qui non basterà più conoscere i clienti per garantirsi che rimarranno tali, ma sarà necessario evolvere sempre di più nel modello di business», commenta Pietro Giuliani, ad del gruppo Azimut che nel mese di maggio ha realizzato una raccolta netta di risparmio gestito positiva per 367 milioni, arrivando così a superare gli 1,4 miliardi nei primi cinque mesi del 2013. Aggiunge Giuliani: «Il nostro è un gruppo dinamico e dalle elevate competenze. Per lavorare da noi occorre avere voglia di essere imprenditore, autonomia mentale e un’ottica di lungo termine. Noi continuiamo a investire».

 

Per i promotori, a differenza dei private banker, la redditività dei portafogli è una necessità, ed è più difficile difenderla sulla clientela più facoltosa, che dispone di elevato potere contrattuale.

Sta di fatto che il mondo dei promotori sta recuperando posizioni. Si sta infatti assistendo a un ritorno di fiducia verso strumenti ad alto contenuto di consulenza come i fondi comuni e le sicav. Oggi circa un fondo su tre in Italia passa per le mani dei promotori. E un dato emerge su tutti: dall’inizio dell’anno è cominciata una vera e propria migrazione dai prodotti in regime di risparmio amministrato (come i titoli in custodia) a favore della componente gestita. La tendenza è evidente negli ultimi dati Assoreti, che mostrano un calo della raccolta netta a 1,6 miliardi di euro nel quinto mese dell’anno, in calo del 5,6% rispetto ad aprile, dato che porta il totale dall’inizio del 2013 a 7,4 miliardi di euro. La frenata è attribuibile appunto al sempre maggiore flusso di risorse in uscita dai prodotti in regime amministrato, che hanno chiuso il mese in rosso per 1,2 miliardi (-1 miliardo ad aprile), di cui 987 milioni defluiti dai titoli, che soprattutto nella categoria dei governativi o rendono troppo poco oppure sono rischiosi, e 283 in precedenza detenuti sotto forma di liquidità. In continua crescita le sottoscrizioni di prodotti di risparmio gestito: maggio si è concluso con una raccolta positiva per 2,8 miliardi, a fronte dei 2,6 miliardi di aprile, con i fondi comuni che hanno fatto la parte del leone: 1,8 miliardi, contro gli 1,7 miliardi del mese precedente. Tra i migliori, spicca anche Banca Generali che ha messo a segno una raccolta netta a maggio positiva per 246 milioni, di cui 145 realizzati dalla rete Banca Generali e 101 milioni da Banca Generali Private Banking.

 

Da inizio anno la raccolta netta totale è arrivata a 1,107 miliardi e quella gestita a 1,259 miliardi. «Superare 1 miliardo di raccolta netta in cinque mesi, con una crescita del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, che tra l’altro è stato il migliore nella storia della banca, è un grande risultato», afferma l’ad Piermario Motta. «L’accelerazione nel risparmio gestito riflette la qualità di un’offerta versatile e specializzata nelle aree ad alta crescita, dove spiccano maggiormente le competenze dei gestori». (riproduzione riservata)