Il risparmio gestito offre molte più possibilità di una volta di costruire un portafoglio che garantisca un flusso di dividendi periodico. Negli ultimi tempi è stata ampliata, soprattutto tra i gestori esteri, l’offerta di fondi a cedola che staccano ogni mese. Mentre le sgr italiane si orientano su formule di nuova generazione che imitano i Btp: fondi obbligazionari che prevedono una scadenza a quattro o cinque anni ed erogano in questo arco temporale un dividendo annuale o al massimo semestrale.
Proprio la diffusione di questi prodotti ha catturato l’attenzione della Consob che ha acceso un faro sui prodotti a scadenza delle sgr italiane. «Nel corso del 2012 la vigilanza sui fondi comuni aperti si è concentrata sui fondi cosiddetti a cedola», si legge nella Relazione 2012. Sul fronte della trasparenza agli investitori, «si è ritenuto che debba essere esplicitata la possibilità che, in determinate condizioni di mercato, il pagamento su base periodica della cedola possa essere assicurato solo mediante il parziale rimborso del capitale investito con connessa riduzione del Nav del fondo», sottolinea la Consob. Anche la Banca d’Italia osserva con attenzione il fenomeno: «Nella seconda parte dell’anno si è registrato un aumento dell’offerta di fondi a scadenza predefinita, favorita dall’introduzione nella normativa di una commissione di collocamento pagata dal fondo al momento dell’avvio e ammortizzata negli anni successivi». Queste soluzioni, come rileva Banca d’Italia, hanno avuto un forte successo e sono tra i principali artefici della ripresa della raccolta fondi da parte delle sgr italiane. Lo scorso anno i prodotti obbligazionari flessibili hanno raccolto 13,7 miliardi quasi la metà dei 24 miliardi ottenuti da tutti i fondi bond. «Tra i flessibili risultano classificati, tra gli altri, i cosiddetti fondi data target o a scadenza al cui successo è da attribuire per intero il dato positivo con cui ha chiuso la categoria. Si tratta di prodotti che uniscono alla semplicità di un’obbligazione una data di scadenza e lo stacco di una cedola periodica i vantaggi del fondo comune. Inoltre si caratterizzano per una forma innovativa anche sul fronte della remunerazione della rete distributiva alla quale le commissioni vengono riconosciute per intero al momento del collocamento», aggiunge Alessandra Rota, responsabile dell’ufficio studi di Assogestioni. Un boom che si sta registrando anche in questa prima parte del 2013 come dimostrano i dati di raccolta. Il mercato in sostanza di divide in due: da una parte le società italiane hanno scelto la strada del fondo a scadenza con la cedola che può essere anche stabilita in anticipo, dall’altra le estere propongono fondi senza vincoli di durata e senza fissare a priori la cedola che però ha una distribuzione più frequente. Scegliere una delle due formule vuol dire fare il punto sulle proprie esigenze e obiettivi di investimento. Con un suggerimento che accomuna l’una e l’altra soluzione. Le cedola ottenute possono essere messe a frutto, come indica Franklin Templeton pioniere dei fondi a distribuzione, che tramite i piano di accumulo suggerisce di reinvestire i proventi in azioni (grafico in pagina). E i ribassi degli ultimi giorni rappresentano un’occasione da sfruttare anche perché il rialzo atteso dei tassi rischia di minare il rendimento dei fondi obbligazionari. (riproduzione riservata)