Dalle polizze ai complementi d’arredo. Un bel salto dimensionale e industriale quello fatto da Giovanni Perissinotto. A un anno esatto dall’uscita da Generali (la mozione di sfiducia votata al cda straordinario del 2 giugno 2012 ottenne 10 voti a favore, 5 contrari, 1 astenuto e 1 contrario), l’ex group ceo del primo gruppo assicurativo italiano torna in pista con un ruolo diverso, da investitore-imprenditore, e va in soccorso di uno storico marchio del made in Italy oggi in sofferenza per la crisi dei consumi e la stretta creditizia imposta dalle banche.
Il manager ravennate, classe 1953, secondo quanto appreso da documenti ufficiali da MF-Milano Finanza, ha deciso di dare fiducia e avviare il rilancio di Driade, brand del settore dell’arredamento d’alta gamma fondato Enrico Astori, che dopo aver chiuso il 2012 con un fatturato di 11,1 milioni e una perdita di 1,7 milioni nei primi due mesi di quest’anno ha registrato un rosso di 231 mila (e debiti per 11,27 milioni con Unicredit, Bnl e Cariparma) che ha costretto la società ad abbattere e ricostituire il capitale.
Così la famiglia Astori ha deciso di rivolgersi al mercato alla ricerca di partner finanziario.
All’appello ha risposto la newco Italian Creation Group (ha una dotazione di 150 milioni) partecipata pariteticamente da Perissinotto e da Stefano Core, ex manager di Telecom (in Italia e in Argentina) e prima ancora di Value Partners. Proprio Core nelle scorse settimane si è insediato alla presidenza di Driade facendosi affiancare dalla figlia del fondatore, Elisa Astori, delegata alla sovrintendenza artistica della società della quale l’architetto Enrico Astori è stato nominato presidente onorario.
In particolare, l’operazione di rilancio prevede un aumento di capitale complessivo di 7 milioni, 3 dei quali già versati dal nuovo socio di riferimento, Italian Creation Group (80%), e da Driade Holding (20%). Per il momento Perissinotto, cavaliere del lavoro e consigliere di Fiat Industrial ed Hera, che dalle Generali ha incassato una buonuscita totale di 5 milioni, non avrà incarichi manageriali in Driade, ma comunque darà il proprio apporto in campo strategico. Soprattutto perché la società ha bisogno di espandere ulteriormente la presenza all’estero, visto che il mercato italiano l’anno scorso è crollato del 36%. I Paesi-target sono Usa (+55% nel 2012), Canada (+78%), Sud America (+46%) e Far East (+9%). Non sarà facile invertire la tendenza in Europa, dove la Spagna ha perso il 26%, il Portogallo il 55%, la Francia il 16% e la Germania il 20%. Più facile crescere nel Regno Unito dopo il saldo positivo (+6%) dello scorso anno. (riproduzione riservata)