Non c’era nulla di illecito nell’operazione di dismissione di 133 immobili di Unipol. I giudici del tribunale di Roma hanno fatto cadere tutte le accuse nei confronti dell’ex presidente della compagnia assicurativa, Giovanni Consorte, dell’ex vice, Ivano Sacchetti, dell’imprenditore Vittorio Casale e di altri tre amministratori. L’assoluzione è stata con formula piena «perché il fatto non sussiste». Il reato contestato era quello di concorso in appropriazione indebita. Gli immobili vennero venduti nel 2005 alla Glenbrook-Operae per 258 milioni, prezzo ritenuto dalla Procura inferiore al valore degli immobili. I giudici hanno anche dichiarato nei confronti di Consorte, Sacchetti e Casale il «non doversi procedere» perché il reato di «infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità» si è estinto per la remissione di querela da parte delle parti civiliUnipol e Aurora Assicurazioni. Nelle motivazioni della sentenza si legge che nell’operazione di trading immobiliare, con plusvalenze milionarie per gli imputati, «nulla avvenne in modo illecito».