I timori che la Fed potesse decidere porre fine prima del previsto alla sua politica monetaria espansiva stanno rientrando e negli ultimi giorni sui mercati obbligazionari sta tornando la calma, dopo i bruschi scossoni della scorsa settimana. Detto questo, in fondo, la fiducia nel mercato dei corporate bond euro non era in realtà mai davvero venuta a mancare e anzi ora, proprio grazie ai rialzi dei rendimenti degli ultimi giorni, sono tornati a esserci spazi di investimento interessanti, soprattutto sui titoli emessi da società con merito di credito più basso.
Fermo restando, che a tendere i tassi di interesse di mercato non potranno che salire, il che significa che un lento deprezzamento dei bond in portafoglio va messo in conto. Ma in fondo poco importa, se il bond in questione offre un rendimento a scadenza superiore al 5% a 6-7 anni.
Solo così si spiega il fatto che, pur in un momento di volatilità e incertezza, nelle ultime due settimane sono continuate le emissioni corporate sul mercato euro, che in generale hanno ottenuto un buon successo. Per esempio, il bond di Poste Italiane ha ottenuto una domanda di 3,6 miliardi di euro per un’offerta di 750 milioni, mentre Coca Cola HBC, il secondo imbottigliatore al mondo di Coca Cola, ha scelto proprio la scorsa settimana per collocare 800 milioni di euro di bond. Lunedì prossimo, invece, partiranno i road show dei nuovi bond del gruppo del beverage Bacardi e di Brussel Airport Holding. Così non stupisce che Bloomberg abbia calcolato che da inizio anno gli emittenti corporate europei abbiano portato sul mercato nuovi titoli per un totale di 174 miliardi di euro e che il 92% di questi siano stati prezzati con rendimenti inferiori a quelli ipotizzati all’inizio del collocamento, a indicare che la domanda è stata molto forte.
Per quanto riguarda l’Italia il dietrofront delle quotazioni dei bond è stato evidente. Nella tabella in pagina sono indicati i prezzi e i rendimenti del tardo pomeriggio di venerdì 14 giugno messi a confronto con quelli del 2 maggio, il giorno in cui i Btp a 10 anni hanno segnato il minimo dei rendimenti e il massimo delle quotazioni. Ebbene, appunto il Btp a 10 anni ha lasciato sul terreno 7,1% in termini di quotazioni, con il rendimento che è salito dal 3,84% al 4,27%, a fronte di un Bund che è passato dall’1,16% all’1,47%, mentre il titolo italiano a 6 anni ha perso il 2,8% e quello tedesco l’1,9%, con i rendimenti che sono saliti, rispettivamente, al 3,45% e allo 0,73%. Tra i bond corporate, le perdite tra i titoli investment grade a 6-7 anni sono state inferiori al 2%, con l’eccezione di Telecom Italia, Finmeccanica e Enel che invece hanno perso più del 3%. E forse è anche per questo che resta in standby il bond ibrido di Enel: «I mercati sono nervosi in questo momento, non è mai consigliabile uscire con queste condizioni», ha detto nei giorni scorsi l’amministratore delegato Fulvio Conti. Gli high yield italiani, per contro, sono risultati più sensibili, con perdite del 3-4%. Ciò detto, a parte Telecom Italia e Finmeccanica, in media i corporate investment grade italiani a scadenza 2018 -2020 offrono rendimenti inferiori a quelli dei Btp e quindi non risultano particolarmente attraenti. Gli high yield, invece, arrivano a picchi dell’8%. (riproduzione riservata)