di Andrea Di Biase

A fine 2012 il titolo Generali viaggiava poco sotto i 14 euro. Ciononostante gli amministratori di DeA Partecipazioni, il veicolo presieduto da Roberto Drago interamente controllato da De Agostini spa e che custodisce il 2,26% della compagnia triestina (un altro 0,17% fa capo invece alla lussemburghese B&D Finance), hanno deciso di non effettuare ulteriori rettifiche, dopo quelle molto pesanti (395 milioni) degli anni scorsi, al valore della partecipazione del Leone.

La quota nel gruppo oggi guidato da Mario Greco è pertanto rimasta iscritta nel bilancio 2012 della società a 545,4 milioni, corrispondenti a un valore unitario di 15,5 euro ad azione: un prezzo che il titolo della compagnia triestina (-1,22% a 13,7 euro ieri a Piazza Affari) non vede dal maggio 2011. Il mancato adeguamento del valore del titolo Generali al fair value è stato possibile anche perché DeA Partecipazioni, a differenza della capogruppo, nella redazione del bilancio consolidato non applica gli Ias-Ifrs ma i principi contabili italiani.

«L’apprezzamento registrato dal titolo Generali nel secondo semestre 2012», si legge nel bilancio, «e la buona performance rilevata nel corso dei primi mesi del 2013, le linee guida della nuova strategia della società improntate ad incrementare il ritorno per gli azionisti presentate il 14 gennaio 2013, che hanno incontrato il favore degli analisti e degli investitori, hanno fatto ritenere adeguato mantenere il valore di iscrizione in bilancio delle azioni a 15,5 euro per azione».

 

Gli amministratori di DeA Partecipazioni, al fine di supportare la propria decisione, non si sono affidati solo all’auspicio di una pronta ripresa del corso del titolo grazie alla decisa azione manageriale intrapresa dal nuovo management delle Generali, ma hanno chiesto anche una perizia sul valore della partecipazione nel Leone ad un esperto indipendente. Tale perizia, effettuata nel corso del mese di febbraio 2013, ha determinato il valore economico del titolo Generali in un intervallo compreso tra 15,6 e 22,9 euro per azione. Un valore in entrambe i casi superiore a quello registrato nel bilancio 2012 di DeA Partecipazioni, chiuso con un utile netto di 11,8 milioni, interamente destinati a riserva.

La decisione del gruppo di Novara di non procedere a rettifiche sulla quota del Leone sembra essere giustificata anche dai giudizi espressi dagli analisti dopo l’accordo siglato dalle Generali per cedere il 49% delle joint venture nella bancassurance in Messico, che frutterà una plusvalenza di 500 milioni. Secondo gli esperti di Intermonte, che hanno alzato il target price da 15,2 euro a 16,2 euro, rivedendo la raccomandazione da «neutrale» a «sovraperformare» la dismissione «migliorerà la situazione patrimoniale del gruppo, riducendo il debito e alleggerendo la pressione sul rating di credito. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Jp Morgan, secondo cui l’accelerazione sulle dismissioni dovrebbe sostenere il titolo. (riproduzione riservata)