Pagina a cura di Ignazio Marino
Anche dopo l’ultima riforma Monti-Fornero il sistema pensionistico obbligatorio non può essere considerato finanziariamente sostenibile. A lanciare l’allarme, in occasione della Giornata nazionale della previdenza di Milano che oggi chiude i battenti, sono stati gli attuari, una categoria di professionisti che ha tra le proprie specializzazioni proprio i complessi calcoli previdenziali.
L’anticipo del passaggio a un sistema di calcolo contributivo, l’eliminazione delle pensioni di anzianità e il posticipo dell’età di pensionamento hanno certamente migliorato la situazione in ottica di sostenibilità dei conti pubblici. Rimangono tuttavia aperte le problematiche legate all’occupazione, all’andamento economico e alla demografia. Fattori che incideranno sul calcolo finale della prestazione pensionistica. Quale sarà quindi il futuro in una prospettiva di costante peggioramento del tasso di disoccupazione e di riduzione dei redditi a fronte di un aumento del costo per le pensioni dovuto all’allungamento della vita media? Se n’è parlato proprio ieri nel corso di un evento organizzato dalla categoria guidata da Carla Angela (Ordine nazionale) e Giampaolo Crenca (Consiglio nazionale) per ribadire la necessità di invertire la rotta il prima possibile. «Gli attuari hanno voluto ribadire la necessità, ben nota al governo, di monitorare l’andamento dell’occupazione e della produttività che sono elementi fondamentali per un sistema pensionistico in cui i contributi annui servono a pagare le pensioni dello stesso anno (così detto sistema finanziario di gestione a «ripartizione»)», ha spiegato la consigliera dell’Ordine Micaela Gelera. «L’ultimo intervento in materia ha introdotto elementi fondamentali per la sostenibilità finanziaria prevedendo una maggiore reciprocità tra contributi e pensioni, con il sistema di calcolo contributivo per chi beneficiava ancora del retributivo, eliminando le pensioni di anzianità e agganciando i requisiti di pensionamento all’andamento della speranza di vita. Ma se questi aspetti hanno giovato alla sostenibilità, l’adeguatezza della pensione rimane però un problema ancora da esplorare. Questo perché», ha continuato la professionista, «i trattamenti contributivi sono strettamente connessi alla carriera (intesa come occupazione e reddito), al prodotto interno lordo e all’andamento della speranza di vita. I primi due fattori, come noto, in un momento di forte recessione come quello attuale, andranno a “intaccare” il valore finale della pensione». Ma il «rischio povertà» non è l’unico che dovrà essere affrontato dai contribuenti. Si profilano anche problemi connessi al rischio salute e autosufficienza e al rischio «anzianità» legato alla perdita del lavoro (o alla necessità di ridurre l’attività lavorativa) nelle età avanzate ma non ancora coperte dalla pensione. Per la copertura di tali rischi sarà necessario, sostengono gli attuari, sviluppare forme di welfare integrativo alternative a quelle esistenti o, meglio, ottimizzare e razionalizzare le soluzioni esistenti: i fondi pensione complementari saranno probabilmente chiamati a svolgere una funzione di sostegno al reddito, oltre che di integrazione della pensione, mentre i fondi sanitari dovranno sviluppare particolari forme di copertura legate alle nuove esigenze derivanti dalle già citate problematiche connesse all’occupazione, all’andamento economico e alla demografia. Considerando la posta in gioco, suggerisce la Gelera, «le iniziative in ambito devono essere finalizzate alla promozione di un welfare allargato, che veda come protagonisti, in modo efficiente e senza sovrapposizioni, i fondi pensioni e i fondi sanitari, in modo da coprire i nuovi bisogni dell’età matura, quando l’individuo, non ancora raggiunti i requisiti di pensionamento, dovrà sopportare i rischi “salute” e “occupazione”». A poco sembra giovare, tuttavia, l’operazione «busta arancione» per informare i cittadini sul loro futuro pensionistico. «L’informazione», conclude, «può risultare meno corretta quanto più lontana è l’epoca di pensionamento. Pertanto deve essere fornita con il dovuto grado di attenzione ed eventualmente corredata da un livello di confidenza. Comunque la comunicazione e la conoscenza rimangono fattori fondamentali in ambito previdenziale».