Mariano Mangia
L a previdenza complementare segna il passo. Ci sono indubbiamente una scarsa conoscenza degli strumenti previdenziali, rigidità e incentivi fiscali migliorabili, ma, sostanzialmente, scarseggia la materia prima, il risparmio. Come ricordava nella sua relazione dello scorso anno il presidente della Covip, Antonio Finocchiaro, «per la ripresa delle adesioni e per dare soluzione alle attuali emergenze sociali è imperativo tornare a far crescere l’economia reale, in un contesto di norme più snelle e trasparenti e di conti pubblici in ordine». In un paese che non cresce o che cresce troppo poco, le imprese potrebbero avere difficoltà a sostenere un’adesione generalizzata alla previdenza complementare, i lavoratori a basso reddito non hanno risparmi da accantonare. Senza una ripresa del mercato del lavoro, è difficile, quindi, ipotizzare uno sviluppo della previdenza integrativa. Ma ci sono, sicuramente, aspetti sui quali intervenire, è possibile avviare un ripensamento dello stesso ruolo della previdenza complementare. In aggiunta all’esigenza di integrare la pensione pubblica, l’argomento fondamentale a sostegno di un sistema previdenziale a più pilastri è quello, sottolineato ancora da Finocchiaro, della diversificazione del rischio: il primo pilastro, quello della pensione pubblica, è esposto a rischi demografici, economici, la crescita del Pil, e “politici”, la revisione delle regole, rischi diversi da quelli, principalmente finanziari,
che caratterizzano il secondo pilastro. Eppure basta compiere un giro sui forum online, per comprendere come, pur in presenza di una conoscenza spesso approssimativa della previdenza, ci sia una forte riluttanza a legare l’ammontare dell’assegno integrativo all’ottovolante dei mercati finanziari. I risultati conseguiti dalle diverse forme di previdenza complementare, su un adeguato orizzonte temporale, sono, in realtà, abbastanza confortanti, ma è innegabile che la volatilità dei rendimenti non rappresenti un elemento a loro favore. Cosa fare? I fondi pensione sono investitori di lungo termine costretti a subire gli andamenti di breve. Una revisione dell’obbligo di contabilizzazione ai prezzi di mercato, pur sollecitata dalla Covip negli anni passati, non ha trovato risposta da parte degli organi di governo. La Commissione Europea, nel suo libro verde sul finanziamento a lungo termine dell’economia europea, in aggiunta all’impegno a sviluppare fondi di investimento a lungo termine destinati agli investitori istituzionali, si ripromette anche di individuare, in tema di principi contabili, soluzioni che concilino l’esigenza di fornire informazioni accurate agli investitori con gli incentivi a detenere e gestire attività a lungo termine. C’è, poi, da valutare, alla luce dello scenario economico, la “missione” stessa della previdenza complementare, la sua capacità di fornire risposte alle esigenze dei lavoratori, in un ambito non più limitato all’erogazione di un’integrazione della pensione. Ci sono, al riguardo, le prime considerazioni scaturite da un seminario formativo del Mefop, dedicato proprio al ruolo dei fondi pensione in quello che viene definito il “welfare integrato”. Oggi ci sono esigenze, l’acquisto della casa, le spese sanitarie o altri fabbisogni non coperti, che spesso portano a un utilizzo “atipico” del fondo pensione. Ci sono potenziali sovrapposizioni con altre iniziative e strumenti, come i fondi sanitari, il welfare aziendale, mentre emergono esigenze completamente nuove. L’allungamento dell’età pensionabile, ad esempio, crea una nuova fascia di lavoratori, quella compresa tra i 57 anni e i 67/70 anni, potenzialmente interessata, o costretta, a opzioni di lavoro parziale, lavoratori che potrebbero aver bisogno di un’integrazione del reddito già nell’ultima fase di vita lavorativa e non più al termine di essa. Ancora, la copertura del rischio di perdita dell’autosufficienza (ltc) potrebbe essere condivisa, rispettando criteri solidaristici, con la fase di accumulo dei capitali affidata ai fondi pensione e l’erogazione svolta dai fondi sanitari, con indubbi risparmi. A fronte di uno Stato che arretra, il ruolo nel welfare di un fondo pensione, rivisto nelle sue modalità di accesso e di erogazione delle prestazioni, potrebbe, insomma, essere rivalutato, senza occupare spazi non propri, ma ricercando le migliori sinergie con gli altri attori. Finocchiaro (Covip): “Per la ripresa delle adesioni alla previdenza integrativa è imperativo tornare a far crescere l’economia”