Grande successo per il Convegno nazionale promosso da Cna Professioni «Le professioni organizzate tra norma quadro, certificazione delle competenze e welfare». A Roma, presso la prestigiosa sala dell’Auditorium Antonianum, si è tenuto ieri 10 maggio 2013 un importante incontro, occasione non solo per presentare gli scenari che con l’approvazione della legge n. 4/2013 si aprono per le nuove professioni, ma soprattutto per ringraziare i numerosi parlamentari che hanno fattivamente contribuito all’approvazione della citata legge.
«Era doveroso dare il giusto merito a chi, soprattutto nel particolare momento di crisi economica e politica in cui è avvenuta l’approvazione della legge, ha reso possibile questo miracolo.
A illustrare l’iniziativa Gabriele Rotini, coordinatore nazionale di Cna Professioni a cui ha fatto seguito l’intervento del presidente nazionale Cna Professioni Giorgio Berloffa sul nuovo ruolo delle professioni organizzate. Berloffa ha sottolineato l’importanza che la legge n. 4/2013 assume per le professioni che oggi sono l’avanguardia del tessuto sociale ed economico del nostro Paese. «In questo contesto l’Uni gioca un ruolo da protagonista, rappresentando lo strumento attraverso il quale ottenere la normazione delle attività professionali. Normazione che con tutta probabilità, entro l’autunno, raggiungerà ben oltre 20 professioni», ha evidenziato Berloffa. «La legge n. 4/2013 è dunque il riconoscimento dell’importanza che il mondo professionale riveste per il sistema economico del Paese. Sono circa 3 milioni i professionisti organizzati che, insieme ai 2 milioni di professionisti iscritti ad albi, contribuiscono alla produzione di oltre il 15% del pil Alla luce di questi dati, che dimostrano il notevole contributo che i professionisti posso dare, si rende necessario intervenire con ulteriori misure in materia di fiscalità e welfare, rivolte sia a dare sollievo ai nostri studi professionali, duramente provati dalla crisi economica in atto, sia a incoraggiare i tanti giovani che nelle nuove professioni intravedono una reale possibilità di accesso al mondo del lavoro».
«La prima proposta», ha spiegato Falcone, «potrebbe essere semplicemente realizzata mantenendo i versamenti contributivi già eseguiti presso l’Inps e procedendo al loro recupero, in termini di prestazioni, solo in età pensionabile a mezzo dell’istituto della totalizzazione. Il tutto avverrebbe a invarianza di saldi del bilancio consolidato dello Stato e, a ben vedere, questa soluzione potrebbe portare ossigeno, come maggiori risorse finanziarie, a più di qualche cassa professionale. In merito, invece, alla proposta di separazione all’interno della gestione separata Inps, si potrebbe contemperare l’esigenza di cassa dello Stato con le esigenze dei professionisti, riducendo l’aliquota contributiva previdenziale dei professionisti iscritti alla gestione separata, applicata sul reddito professionale, al 20% e, nel contempo, obbligando il professionista a versare per intero la rivalsa del 4% percepita sui compensi lordi». P
ertanto Falcone, dimostrando che le obiezioni comunemente mosse sulla presunta mancanza di copertura finanziaria di queste proposte, sono ingiustificate, ha tenuto a precisare, attraverso alcuni validi esempi, che l’aliquota contributiva al 20% se da un lato favorisce il professionista, dall’altro non riduce il gettito contributivo Inps. «Tuttavia, se le nostre richieste dovessero rimanere inascoltate, non ci resterà altro che rivendicare e ottenere legittimamente la costituzione di una cassa professionale privata, che, già dagli esordi, potrebbe rappresentare oltre 300 mila iscritti», ha chiosato Falcone.
In materia di fiscalità poi Claudio Carpentieri, responsabile Cna dipartimento politiche fiscali, partendo dall’analisi degli obblighi che pesano su imprese ed autonomi, ha avanzato altrettante interessanti proposte di riforma: dalla nascita dell’imposta di esistenza alla detassazione delle somme lasciate nello studio. «Sarebbe auspicabile l’introduzione di una tassazione che mette gli autonomi e le imprese sullo stesso piano», ha spiegato Carpentieri. «In particolare, nelle professioni le spese per l’aggiornamento professionale costituiscono un onere per garantire la qualità della prestazione. Suggeriamo pertanto la deduzione totale delle spese necessarie per il conseguimento dei crediti formativi obbligatori. Inoltre riteniamo debbano essere date maggiori certezze a coloro che non hanno un’autonoma organizzazione ai fini Irap. Ormai è noto che secondo la Corte costituzionale gli autonomi non sono tenuti a tale pagamento. Occorre pertanto alzare il tetto della franchigia Irap da 9.500 euro a 30 mila euro. Infine suggeriamo una riforma della riscossione (Equitalia), per la quale serve estendere i versamenti rateali delle imposte prima che il debito arrivi a Equitalia con la previsione di rateizzazione fino a 40 rate trimestrali».
A chiudere i lavori Sergio Silvestrini, segretario nazionale Cna (vedi altro articolo del giornale).