Torna anche quest’anno il Salone del Risparmio, l’unico evento italiano dedicato all’industria del risparmio gestito, in programma a Milano dal 17 al 19 aprile all’edificio Grafton dell’Università Bocconi. Ideata e organizzata da Assogestioni, la manifestazione, che lo scorso anno ha registrato oltre 11.700 visite, presenta in questa edizione oltre 11mila iscritti: i tre quarti sono professionisti e operatori del risparmio (promotori, consulenti, gestori), il resto sono famiglie e risparmiatori.
I marchi presenti in questa edizione sono 140, tra cui i main partner Aberdeen Global am, Anima Sgr, Arca Sgr, Bnp Paribas Investment Partners, Eurizon Capital, Invesco, J.P. Morgan AM, Pictet, Pioneer Investments, Ubi Pramerica. Le conferenze organizzate nella tre giorni sono più di 100: attenzione particolare sarà dedicata all’educazione finanziaria con oltre 1.600 studenti previsti in arrivo da tutta Italia in rappresentanza di 36 scuole (a loro è dedicato il concorso fotografico Scatta il Risparmio). Si comincia lunedì 15 e martedì 16 aprile, nel centro di Milano, con il pre-Salone, uno studio televisivo mobile collocato in un veicolo di Class Cnbc (la tv di Class Editori, che pubblica MF-Milano Finanza) che ospiterà talk show e approfondimenti. Per la prima volta la terza giornata sarà aperta a investitori privati, famiglie e studenti, con un ciclo di incontri dedicati alla finanza etica e l’investimento sostenibile. Tra le novità dell’edizione di quest’anno il news magazine Focus Salone del Risparmio, rivista trimestrale curata da Assogestioni. Il fil rouge del Salone 2013 è uno solo: «Risparmio come motore dell’economia». Un tema difficile, tanto che si guardi alle famiglie, ai privati, o alle imprese. In questo settore sarà interessante assistere, il 17 aprile, alla presentazione della ricerca di Prometeia dal titolo «Nuove forme di finanziamento per le imprese italiane – il ruolo del risparmio». Dall’indagine, commissionata da Arca sgr, uno dei main partner del Salone, emerge che nel triennio 2013-2015 le imprese manifatturiere dovrebbero effettuare nuovi investimenti per complessivi 150 miliardi, di per sé neppure sufficienti a garantire salti di qualità importanti per le aziende: dal sistema bancario al massimo arriveranno 60 miliardi, gli altri 90 necessari a colmare la differenza o arrivano dall’autofinanziamento oppure da fonti alternative al credito bancario. La cifra, tuttavia, non sarebbe neppure sufficiente. Secondo l’indagine Prometeia, «se le nostre imprese volessero ambire a raggiungere le concorrenti tedesche in termini di propensione a investire, dovrebbero aggiungere 10 miliardi l’anno», il che porterebbe il funding gap sopra i 120. La ricerca elenca quindi nuove forme di finanziamento per le imprese, tracciando anche il ruolo del risparmio gestito. «I nuovi strumenti messi recentemente a disposizione dal legislatore, cioè cambiali finanziarie e obbligazioni», secondo Prometeia, «potrebbero attivare finanziamenti per oltre 20 miliardi» coprendo in parte il funding gap generato dalla scarsità del credito bancario. L’industria del risparmio gestito (la quarta in Europa con circa 1.100 miliardi di asset complessivi) può aiutare a mettere in contatto imprese e capitali anche se, tra i possibili finanziatori, l’Italia annovera fior di investitori istituzionali dotati di rilevanti risorse (circa 480 miliardi di euro a fine 2011): tra questi, osserva Prometeia, «i fondi pensione possono assolvere un ruolo di particolare rilievo, considerando il loro profilo di investitori di lungo periodo e la storica predilezione verso i titoli di debito, rappresentanti oltre il 70% del totale degli asset gestiti dal segmento». (riproduzione riservata)