Potrebbero a breve scendere in campo i legali nel confronto tra gli agenti della Toro Assicurazioni e il vertice delle Generali dopo l’avvio del piano di riordino delle attività italiane del gruppo assicurativo che prevede la nascita di un’unica società con il marchio Generali Italia. Un’operazione che, come noto, è guardata con sospetto dagli agenti della Toro (oltre che da quelli dell’Ina Assitalia e del Lloyd Italico) che temono di vedere snaturato il loro modello di business e sminuito il loro marchio storico, anche se da Trieste hanno già chiarito che i marchi delle società inglobate non scompariranno del tutto e che sono pronti a investire in Italia 300 milioni nei prossimi tre anni.
In ogni caso gli agenti della Toro, in particolare i circa 400 rappresentati dal Gaat, vogliono conoscere nel dettaglio i piani del gruppo e hanno chiesto da tempo al vertice delle Generali di avere le carte dell’operazione di integrazione, con tutti i dettagli del caso, ma nel frattempo i toni della trattativa si sono fatti molto accesi, con uno scambio di lettere al vetriolo. La prima missiva è di fine marzo ed è stata indirizzata al presidente del Gaat (gruppo agenti delle Toro), Roberto Salvi, e firmata da Andrea Mencattini, amministratore delegato e direttore generale di Alleanza Toro; vi sono stati contestati comportamenti non corretti da parte dell’agente, in riferimento a sue dichiarazioni pubbliche relative al rischio di sopravvivenza della sede di Torino del marchio Toro. Parole che non corrisponderebbero, secondo Mencattini, alle dichiarazioni ufficiali del gruppo e che avrebbero messo a rischio il rapporto fiduciario tra Salvi e la compagnia, che a questo punto avrebbe deciso di riconsiderarlo. Il documento ha ovviamente provocato l’immediata reazione di Salvi, che ha ribadito di aver operato sempre correttamente, ma soprattutto l’obiezione degli iscritti al Gaat che hanno considerato la lettera di Mencattini una condotta antisindacale, visto che le contestazioni a Salvi da parte dell’azienda non hanno mai riguardato il suo lavoro come agente della compagnia, ma esclusivamente il suo operato come presidente Gaat. Non solo; gli agenti hanno subito riunito, a inizio aprile, il consiglio nazionale, al quale hanno preso parte tutti i responsabili delle commissioni, e hanno subito fatto fronte comune con Salvi rimettendo il loro mandato nelle mani del presidente, con una delibera dell’assemblea sottoscritta da tutti i rappresentati dei 400 agenti. Come dire: se Salvi dovesse essere costretto a interrompere il rapporto con l’azienda, anche loro lascerebbero immediatamente il loro incarico.
Un braccio di ferro ad alta tensione su cui, a stretto giro di posta, il 9 aprile scorso è intervenuto anche il country manager per Italia, Raffaele Agrusti, che ha scritto a tutti gli agenti ribadendo che le dichiarazioni di Salvi relative alla presunta riorganizzazione della sede di Torino (nonostante le smentite dello stesso Salvi) sarebbero state lesive del mercato e degli azionisti Generali, perché volte a diffondere notizie non veritiere che potrebbero avere impatto sul titolo. Ribadendo allo stesso tempo che il gruppo avrebbe assunto il medesimo comportamento con qualsiasi collaboratore avesse rilasciato dichiarazioni del genere, «al di là del ruolo o grado ricoperto in azienda». Nel frattempo, come noto, gli agenti riuniti nel Gaat stanno andando avanti con la raccolta di sottoscrizioni tra i loro aderenti per avviare una propria società di intermediazione nel settore assicurativo (Gaat Service) e collaborare con broker e agenti di altre compagnie così come previsto dalle recenti modifiche legislative. Un progetto che di sicuro non fa felici i vertici delle Generali. Insomma, c’è da scommettere sullo scambio di ulteriori lettere. (riproduzione riservata)