Si apre una settimana chiave per la governance delle Generali e in prospettiva per quello che sarà nel futuro prossimo il ruolo di Mediobanca nell’azionariato della compagnia triestina.
Venerdì 22 marzo, infatti, il comitato nomine dell’istituto di Piazzetta Cuccia, riunitosi nella mattinata, ha predisposto uno schema di massima per definire nei prossimi giorni la lista di maggioranza in vista dell’assemblea delle Generali chiamata a rinnovare l’intero consiglio di amministrazione. Preso atto che il cda del Leone si ridurrà a 11 componenti, il comitato ha esaminato i curriculum dei candidati, tra cui dovrebbero esserci, anche in virtù della normativa sulle quote rose, alcune importanti new entry. Scontata la conferma del presidente Gabriele Galateri, dei vicepresidenti Vincent Bollorè e Francesco Gaetano Caltagirone, così come dell’amministratore delegato Mario Greco e dei consiglieri Lorenzo Pellicioli, in rappresentanza del gruppo De Agostini, e di Clemente Rebecchini per Mediobanca. Tra gli altri quattro consiglieri che saranno tratti dalla lista di maggioranza dovrebbero esserci almeno due donne, mentre proseguono i contatti con il fronte coagulato attorno a Intesa Sanpaolo e alla Fondazione Cariplo per procedere alla sostituzione di Alessandro Pedersoli, che non può essere rinnovato per superati limiti di età, e con la Fondazione Crt, per capire se sarà superato in tempo per la predisposizione della lista lo stallo con i veneti di Ferak. Il comitato nomine di Mediobanca ha dunque dato mandato all’ad Alberto Nagel di confrontarsi sulla lista con gli altri soci stabili del Leone in modo da presentare le candidature entro il prossimo 2 aprile, in tempo utile per l’assemblea del 30. L’unico posto riservato alle minoranze dovrebbe invece essere appannaggio del consigliere uscente Paola Sapienza, che dovrebbe essere candidata da Assogestioni, sulla cui lista dovrebbe convergere il voto anche del Fondo Strategico Italiano, cui è stato appena conferito il 4% delle Generali fino a poco fa detenuto direttamente dalla Banca d’Italia. Il conferimento, avvenuto attraverso un aumento di capitale del fondo guidato da Maurizio Tamagnini, è avvenuto valutando ciascun titoloGenerali 12,66 euro per azione contro i 13,14 euro della chiusura di venerdì 22 (+3,46% a Piazza Affari). Con il conferimento della partecipazione nel Leone, Banca d’Italia ha così affiancato la Cassa Depositi e Prestiti nel capitale del fondo, che ha anch’essa sottoscritto, attraverso un versamento in contanti, una parte dell’aumento dello stesso Fondo Strategico. A valle dell’aumento, che ha portato il capitale di Fsi da 1 a 4,35 miliardi di euro, la Cdp si trova così a controllare il 77,7% del capitale del Fondo, Fintecna spa (interamente controllata da Cdp) il 2,3% e Banca d’Italia il 20%.
Nel dettaglio, la partecipazione posseduta da Banca d’Italia in Generali (69.777.535 azioni ordinarie) è stata valutata circa 884 milioni. Banca d’Italia è divenuta così titolare di circa 29 milioni di azioni ordinarie di Fsi e di 58 milioni di azioni privilegiate. Quanto ai soci, la Cdp ha sottoscritto 248 milioni di nuove azioni per un controvalore di 2,52 miliardi di euro. In base ai patti sottoscritti nei mesi scorsi, entro il 31 dicembre 2015 il Fondo cederà a terzi, a condizioni di mercato, la partecipazione inGenerali. Saranno retrocesse a Banca d’Italia, sotto forma di dividendi delle azioni privilegiate, le eventuali plusvalenze calcolate come differenza tra il valore dell’azione a fine 2012 e il valore di conferimento. Completata la vendita della partecipazione inGenerali, Fsi procederà al rimborso a Banca d’Italia delle sole azioni privilegiate. Banca d’Italia resterà invece azionista stabile di minoranza di Fsi per la quota rappresentata dalle azioni ordinarie. Nella gestione della partecipazione in Generali, il Fondo continuerà ad attenersi ai criteri finora seguiti da Banca d’Italia. In particolare, ai fini dell’elezione degli organi sociali, il voto sarà di norma espresso a favore della lista di minoranza presentata da qualificati gruppi di investitori istituzionali, con l’obiettivo di favorire l’attività di controllo che gli stessi possono esercitare.
Il Fondo Strategico non dovrebbe essere l’unico soggetto ad alleggerire progressivamente la propria partecipazione nel Leone. Una mossa analoga potrebbe farla a medio termine anche la stessa Mediobanca. Il cda di Piazzetta Cuccia riunitosi venerdì pomeriggio ha infatti condiviso l’orientamento di Nagel di procedere, quando ci sarà chiarezza in merito alla normativa di Basilea 3, a una riduzione dell’esposizione azionaria verso la compagnia triestina, di cui la banca d’affari è tuttora il primo socio con il 13% circa. Alleggerimento che sempre nel medio termine dovrebbe riguardare anche le partecipazioni in Telco e in Rcs. L’idea è quella di sfruttare le finestre che si apriranno alla scadenza dei patti di sindacato. Per quanto riguarda invece l’aumento di capitale di Rcs, il cda di Mediobanca dovrebbe riunirsi subito dopo la riunione del board della società di via Rizzoli del 27 marzo, da cui dovrebbero emergere i dettagli sulla ricapitalizzazione. (riproduzione riservata)